di Vincenzo Branà

L’altro giorno ho visto l’immagine di un bambino in gabbia. Avevo già visto qualcosa del genere nella copertina di un romanzo, bello e spietato: il bambino stava in una culla le cui sbarre costruivano una gabbia. Ma quello era un disegno, una possibilità partorita da una cupa fantasia. L’immagine che ho visto l’altro giorno, invece, era molto diversa perché era una fotografia, una scheggia di realtà che giungeva dai confini tra il Messico e gli Stati Uniti d’America. Ecco la linea dura di Donald Trump in tema di immigrazione: è separando i bambini dalle loro famiglie che il presidente miliardario intende fermare il flusso dei migranti. Nel frattempo in Italia il ministro degli Interni, Matteo Salvini, col sostegno dei colleghi del Movimento 5 stelle, impediva l’approdo della nave Aquarius, carica di oltre 600 migranti. E lo stesso Salvini, poche ore dopo, annunciava la schedatura dei rom.

L’inverno è arrivato, l’onda nera ci sta travolgendo. Occorre organizzare la nostra Resistenza. Che è fatta di pratiche, innanzitutto. Dobbiamo, prima di ogni altra cosa, resistere alla normalizzazione di questo panorama catastrofico, che passa dai discorsi da bar, ai mass media, e arriva fino ai meme su Facebook, ai siparietti della Littizzetto e alle parrucche di Crozza. Perché la satira è sì denuncia, ma non protesta, né reazione o contrasto. E se c’è solo quella, Trump e Salvini, a forza di riderci su, potrebbero risultarci perfino simpatici. Poi dobbiamo stringere legami e alleanze, e dobbiamo farlo nelle strade, intercettando tutte le identità che quotidianamente affrontano l’oppressione. E dobbiamo essere ribelli, disobbedire alle leggi ingiuste, sabotare i sistemi razzisti, omofobi e violenti, esplorare la possibilità di una politica nuova e autentica. A partire dal nostro Pride, il 7 luglio, per poi continuare ogni giorno, senza smettere di celebrare il nostro orgoglio. Che oggi è l’orgoglio e il coraggio di dire “no”.

pubblicato sul numero 37 della Falla – luglio/agosto/settembre 2018