Il 25 aprile 1945 è la data convenzionalmente adottata per ricordare la fine del fascismo e dell’occupazione nazista dell’Italia. Il 28 aprile i partigiani avrebbero catturato e fucilato a Dongo, sul lago di Como, il capo dei fascisti Benito Mussolini mentre cercava di fuggire in Svizzera. 

Nei vent’anni di dittatura, il fascismo aveva represso ogni opinione e comportamento divergente con il carcere, la tortura, il confino, la morte. Nel 1938 erano state promulgate le leggi sulla razza, impedendo ogni impiego, di esercitare professioni, di possedere attività, di frequentare le scuole pubbliche allǝ italianǝ di origine ebraica; premessa per regalare ai nazisti altri corpi da condurre ai campi di sterminio e all’Olocausto, alla Shoah. Senza dimenticare il colonialismo e le sue atrocità, un lungo capitolo della nostra storia sul quale la rimozione in Italia è pressoché totale.

Furono sei milioni le persone ebree europee uccise nei lager nazisti, un destino riservato anche a persone omossessuali, lesbiche, trans, nere, appartenenti al popolo rom, con disabilità mentali o fisiche, tutte considerate dai regimi nazifascisti esseri inferiori o indesiderabili. Lo ricordiamo ogni anno il 25 aprile al monumento che abbiamo voluto, dedicato alle vittime LGBTQI+ dei lager nazisti, che si trova ai Giardini Cassarini a Bologna.

Questa fu l’essenza del fascismo, sostenuto dai regnanti di casa Savoia, foraggiato dagli agrari latifondisti e dal mondo imprenditoriale, che vollero fare abbassare la testa e ricondurre all’ordine i braccianti e gli operai in rivolta.

La sua fine fu una lunga agonia costellata di stragi: si vada poco sopra Bologna, a Marzabotto per una visita al Sacrario dove sono raccolte le spoglie di 1.830 (1.830!) donne, uomini, bambini uccisi tra il 29 settembre e il 5 ottobre 1944 dai nazisti guidati dai complici italiani fascisti. Si vada a Sabbiuno o all’ex tiro a volo di via Agucchi dove vennero fucilati centinaia di oppositori e oppositrici, di partigiane, di partigiani.

A chi, come l’attuale capo del Governo Italiano, Giorgia Meloni, ancora non riesce a denunciare gli orrori del fascismo, dei fascisti, delle fasciste, va ricordato tutto questo. Così come dovrebbe ricordarlo ognuna e ognuno di noi. 

L’orrenda miscela di razzismo, maschilismo, cultura patriarcale, nazionalismo, esaltazione di presunte identità culturali basate su semplificazioni della storia e su presupposti religiosi, la volontà di eliminare ogni soggettività divergente, è tuttora ben presente e, anzi, sembra rafforzarsi ogni giorno di più.

Dall’India dell’induista reazionario Narendra Modi alla Cina autoritaria di Xi Jinping, dalla Corte Suprema degli Stati Uniti di osservanza trumpiana alla teocrazia di matrice iraniana e saudita, dall’ungherese Orban ai vari Zemmour e Ventura in Francia e Portogallo, dalla Russia di Putin che ha messo fuorilegge le associazioni LGBTQI+ definendole “terroriste” a Papa Francesco che reputa “il gender” il più grande pericolo per l’umanità, la restaurazione passa anche attraverso la negazione delle soggettività delle donne, la marginalizzazione delle persone migranti povere e di quante e quanti vogliano scegliere liberamente quale debba essere la propria vita

Si prospetta, all’interno di un catastrofico scenario di guerre e di disastri ambientali, un multipolarismo che non sembra essere portatore di maggiori libertà, che appare dominato da identità nazionali e religiose, foriero di nuovi conflitti, fondato sull’autoritarismo e sulla repressione delle donne, delle identità e dei diritti individuali, sulla disumanizzazione dell’altro e dell’altra. Lo misuriamo anche nel tentativo di cancellazione della popolazione palestinese portato avanti con ogni mezzo, fino alla negazione del cibo, dell’acqua e delle cure mediche, dal governo israeliano.

È un 25 aprile carico di incognite e di rischi, quello che andiamo a celebrare quest’anno. Un quadro fosco al quale vogliamo opporci attraversando con le nostre soggettività i movimenti che si battono per un mondo equo e solidale, dove ci si senta a proprio agio e al sicuro, quello desiderato da chi rischiò e diede la vita battendosi nella cupa stagione in cui fascismo e nazismo sembrarono poter dominare il mondo. E vennero, infine, sconfitti.