Una folta schiera di figure misteriose, mistiche e ferine, ascetiche e selvagge, in cui il pelo corporeo è cifra di una bestialità dionisiaca e perduta, oppure il rifiuto di una volontà normativa sociale, un segno di ribellione. L’avvento della Cristianità arricchisce la simbologia del pelo corporeo come un qualcosa da ricondursi alla Bestia, al Capro, a tutto ciò che è deprecabile e corporale, ma allo stesso tempo esalta quella della barba come segno di saggezza e illuminazione.
Il significato più esplicito che assume la peluria è quindi quello immediatamente riconducibile alla virilità, alla mascolinità: per questo lo sdoganamento del pelo è stato più semplice per gli uomini e non altrettanto per le donne: eppure alcuni pionieristici tentativi ci sono stati e, oggi, continuano a esserci. Donne che si rendono protagoniste critiche e consapevoli dell’atto depilatorio, o che magari decidono di non depilarsi, come Safiya Nygaard, coraggiosa Youtuber che si mostra di fronte alla telecamera con le proprie braccia pelose.
Nell’epoca dell’autodeterminazione e della rottura del binarismo normativo, anche la peluria gioca un ruolo chiave nella riconquista dei propri corpi.
pubblicato sul numero 37 della Falla – luglio/agosto/settembre 2018
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