Prospettive politiche del lesbismo italiano
di Paola Guazzo
Ho alcune idee sul futuro del movimento lesbico in Italia, ma mi sono domandata come sintetizzarle in qualcosa che le comunichi in un modo nuovo e chiaro. Alla fine ho partorito: il futuro è imparare a giocare.
Altri errori rispetto allo script corretto sono due, uno psichico e l’altro politico. Il primo risiede nel capire che l’amica-nemica è uno specchio rovesciato di te stessa; a questo dovrebbe seguire – come nel film o dopo un’analisi ben riuscita – l’apertura a un affetto comunitario che sappia essere “scudo e gladio” del club (cambiando in senso un minimo più democratico il motto della Stasi durante la Ddr).
Il secondo è che, partendo dal rinnovamento psichico dato dal gioco corretto, il Fight Club dovrebbe sbocciare in un nuovo senso incisivo, inclusivo e forse anche rivoluzionario.
Il Fight Club manchevole di Arcilesbica è fallito. Non sarà una perdita per chi si è allontanata in questi anni (tutte le fighters più abili e/o sensibili, questa è la realtà non edulcorabile:
non c’è aspartame Terf che tenga). Non ci sarà un lutto, e questo sarà più triste del lutto stesso. Non canteremo Les feuilles mortes, ma forse ci ricorderemo come siamo cresciute come soggetti politici in un progetto di attività e visibilità collettiva che ci ha attraversato, costruendo comunque le relazioni del presente, al di fuori di quell’associazione.
Giocare è imparare ad alleggerire il peso, lo si può fare con una buona squadra, e nel contempo avere obiettivi di vittoria. La nazionale di calcio femminile ci insegna la gioia del gol nato dalla messa in campo collettiva di talenti individuali ben amalgamati, e anche gli spogliatoi sono interessanti. Bisogna imparare a reggere la pressione di un gioco nuovo, sia sui social che nel reale, che servirà anche a stemperare eventuali momenti di lesbian drama senza distruggere la nostra politica: solo dove c’è collettità c’è casa, per usare una metafora cara a Rossana Praitano.
Infine, chiunque saranno le allenatrici, dovrebbero ricordare a se stesse che – al di là degli schemi realizzati – è importante avere una squadra in grado di immaginare il gioco.
“Immagina. Puoi” è forse una delle poche cose sensate da dire alle proprie ragazze, giovani o meno che siano.
pubblicato sul numero 34 della Falla – aprile 2018
Perseguitaci