UN GIORNO DI VISIBILITÀ LESBICA PER (RI)COSTRUIRE LA NOSTRA COMUNITÀ

46 per cento.

In media, il 46 per cento delle lesbiche nell’Unione europea evita di dare la mano in pubblico alla partner per paura di assalti o insulti (FRA, 2012).

Questa è la risposta che do quando mi chiedono perché c’è bisogno di un giorno della visibilità lesbica.

Oggi, 26 Aprile, è il Lesbian Visibility Day e, in realtà, ci sarebbero molte altre risposte a questa domanda. Per esempio, com’è noto, non ci sono personalità pubbliche italiane dichiaratamente lesbiche. Nel frattempo, gli spazi e le iniziative lesbiche scompaiono o faticano a continuare a esistere non solo in Italia, ma in Europa e nel mondo. L’invisibilità si esprime anche in modi più sottili: se l’indirizzo di posta elettronica contiene la parola lesbian, le mail sono considerate contenuti inappropriati e finiscono automaticamente nello spam.

Volendo, ho anche risposte personali legate al fatto che sono stata un’adolescente lesbica in una piccola città e la visibilità è stata la mia unica arma contro la solitudine, o al fatto che mi capiti ancora di sentirmi dire che mi converrebbe provare un uomo (di solito il mio interlocutore, ovviamente), prima di affermare con tanta sicurezza di essere lesbica.

La risposta alla domanda di cui sopra, in fondo, sta nel fatto che il giorno della visibilità lesbica ci serve prima di tutto per ritrovarci e riconoscerci come comunità: se siamo invisibili, come lesbiche, non esistiamo. Se non esistiamo, diventa molto più difficile creare spazi, affermare i nostri bisogni e combattere le nostre battaglie. Questo concetto è stato espresso il 26 aprile dell’anno scorso, quando al Parlamento europeo è stata organizzata la prima conferenza in occasione del Lesbian Visibility Day. Per la prima volta, la parola “lesbica”veniva usata così spesso e in modo autonomo in quel luogo di potere, senza che si disperdesse nel calderone LGBT+. La parola lesbica nei luoghi di potere ci deve stare, se vogliamo che le nostre vite siano affermate, i nostri problemi conosciuti, affrontati, e le nostre voci ascoltate.

Una comunità invisibile fatica a vedere riconosciuti e documentati i propri problemi ed è proprio l’invisibilità che rende complicato reperire ricerche affidabili sulla situazione delle lesbiche, senza che i dati siano confusi con quelli relativi agli uomini gay o alle donne eterosessuali. Il fatto che le donne che si dicono lesbiche si trovino costantemente all’intersezione tra oppressioni legate al genere e quelle legate all’orientamento sessuale merita riconoscimento e attenzione nella ricerca, nei media, nell’attivismo così come nella politica. Evidentemente, una giornata della visibilità lesbica non risolve questo problema, ma permette di porlo in maniera chiara. Le lesbiche esistono. E non saranno ricacciate nell’oscurità, perché sono sempre esistite e sono dappertutto.

La European Lesbian* Conference, organizzata a Kiev dal 12 al 14 di aprile, ha offerto proprio un esempio di costruzione della nostra comunità attraverso la visibilità. La conferenza si è tenuta con l’intenzione di dare al «talento lesbico lo spazio che merita». Quello che ci è stato chiaro fin dal principio è che la nostra presenza è stata notata e ha preoccupato conservatori e estrema destra. Le reazioni che abbiamo suscitato con la nostra semplice presenza non potevano essere più chiare: atti vandalici, lanci di pietre e gas lacrimogeno.

Eppure, nonostante tutto, la European Lesbian* Conference si è tenuta e ha offerto a 350 lesbiche e alleate, provenienti da tutta Europa e dall’Asia centrale, un luogo d’incontro, scambio e solidarietà. Ha offerto lo spazio per la creazione di una comunità e per la ricostruzione di un movimento lesbico* europeo inclusivo, aperto e solidale con le battaglie delle lesbiche ovunque nel mondo. Ne è un esempio la richiesta di giustizia per Marielle Franco, attivista lesbica e nera uccisa a Rio de Janeiro un anno fa, come ci ha ricordato sua moglie Monica Benicio, nel suo discorso di apertura.

La conferenza è in fondo un esempio di quello che possiamo fare quando affermiamo chiaramente la nostra posizione, quando riconosciamo il valore politico della nostra identità, senza che questa diventi una gabbia. Lesbiche con l’asterisco, dunque, perché le nostre esistenze non sono riducibili a un solo aspetto identitario e al contempo non sono eliminabili o dimenticabili.

Buona Giornata della visibilità lesbica a tutte noi, lesbiche con l’asterisco, che viviamo le intersezioni sulla nostra pelle ogni giorno.