Quando una vita si gioca sul filo dell’arbitrarietà e la legge si astiene
di Francesca Anese
In Italia ancora non è presente una normativa che regolamenti il riconoscimento dei figli delle coppie omosessuali.
Con l’entrata in vigore della legge Cirinnà sulle Unioni Civili del 2016 il dibattito su coppia, matrimonio e famiglia, ha puntato le luci su un tema immediatamente conseguente: la legge esclude l’applicazione, alle parti dell’unione civile, delle disposizioni relative alle adozioni. Tuttavia rimane valido quanto previsto in materia dalle norme vigenti, consentendo evoluzioni giurisprudenziali da parte dei tribunali, che hanno la possibilità di applicare provvedimenti previsti in casi particolari dal 2007. I quali aprono la strada dell’adozione anche a coppie non legate da vincolo matrimoniale, dunque anche omosessuali. Tale clausola prende il nome di stepchild adoption e viene applicata a discrezione del tribunale, secondo gli interessi del minore.
Relativamente alla normativa internazionale, la Corte europea dei diritti dell’uomo nel 2008 ha accolto il ricorso di una donna francese omosessuale alla quale era stata negata la possibilità di adottare in qualità di persona singola, come consentito normalmente in Francia. Un’analogia si è verificata nel 2013 per un caso di stepchild adoption in Austria, dove l’applicazione è consentita a coppie conviventi; gli esiti del ricorso furono simili e la sentenza dichiarò che tale negazione costituiva un episodio di discriminazione e di violazione del diritto rispetto alla vita familiare. Tali precedenti stabiliscono una disposizione assolutamente positiva da parte della Corte sull’argomento e sempre di più sono i paesi europei e non solo che ampliano la loro legislazione in favore delle adozioni gay, senza contare quelli in cui tali norme sono in vigore già da anni.
La formula utilizzata sul tema è “negli interessi del minore”, ma quanti sono coloro che già crescono all’interno delle famiglie arcobaleno e che di fatto dunque non vengono tutelati nei loro interessi? I dati sono vecchi e ancora più inaffidabili ora di quanto non lo fossero già al tempo della loro pubblicazione. L’Istat si era occupato di calcolare il numero delle famiglie omosessuali nel 2011 e aveva stimato 7.513 coppie conviventi, ma considera tale dato un’evidente sottostima. Sul numero di figli le informazioni sono ancora più incerte. A queste statistiche vacillanti si aggiungono le decisioni sempre maggiori prese dai tribunali che riconoscono ufficialmente come genitore anche il membro della coppia non legato biologicamente alla prole. Molto significativo è il verdetto del Tribunale di Firenze dell’8 marzo 2017, che ha riconosciuto il provvedimento di adozione emesso nel Regno Unito di due minori da parte di una coppia omosessuale di cittadini italiani che non hanno legami biologici con i bambini. Il giudice in quel caso ha accolto le richieste dell’avvocato Susanna Lollini della Rete Lenford: è la prima volta che in Italia viene riconosciuta l’adozione di minori da parte di una coppia composta da persone dello stesso sesso.
La magistratura continua ad anticipare il Parlamento, creando precedenti che accumulandosi mettono in evidenza il bisogno di una chiarificazione in materia e indicano la direzione verso cui tale bisogno si spinge. La sentenza di trascrizione dell’atto ha dato il via a un dibattito su quello che viene chiamato urismo delle adozioni e il precedente rischia di provocare una nuova migrazione per ottenere ciò che in Italia non è consentito. L’avvocato Lorenzo Puglisi, specializzato in Diritto di famiglia e Diritto minorile, parla di vera e propria discriminazione fra le coppie che hanno la possibilità di adottare fuori e poi trascrivere gli atti e quelle che invece non possono muoversi dall’Italia.
Non si tratta di una mera adeguazione rispetto a ciò che succede all’estero, ma di una necessità che sempre più evidente in questo paese, un’evoluzione della società che non viene accompagnata da una conseguente evoluzione della legislazione, che per ora lascia “a discrezione di” la scelta su temi troppo importanti per non essere tutelati da una legge. Si tratta di una forma di protezione che deve garantire ai cittadini un sentimento di unità e sicurezza.
pubblicato sul numero 35 della Falla – maggio 2018
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