Quella di Giuseppe è una delle 29 storie di confino ricostruite da Cristoforo Magistro nella mostra Adelmo e gli altri ospitata al Cassero fino al 5 maggio. Omosessuali, diremmo oggi. Pederasti, viziosi, depravati, dicevano allora. La storia di Giuseppe, però, è diversa da tutte le altre: il suo finale è improvviso, parla di morte per annegamento, lascia intuire si tratti di un suicidio. Giuseppe morì di omofobia, in anni in cui né l’omofobia, né tanto meno l’omosessualità, avevano ancora fatto capolino sui vocabolari della nostra lingua. Giuseppe lottava contro un mostro senza nome.
Questo 17 maggio, nel rinnovare il nostro impegno contro omo-lesbo-bi-transfobia, ricordiamoci anche di Giuseppe, della sua lotta senza scampo, delle “montagne logore” che ne hanno inghiottito i sogni. Perché la nostra battaglia è anche un riscatto, un atto di giustizia dovuto a tanti giovani come lui, il senso che siamo chiamati ora a dare a tante morti che senso non hanno.
pubblicato sul numero 35 della Falla – maggio 2018
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