CATHY LA TORRE: L’ATTIVISMO, L’IMPEGNO E LA VITTORIA AI THE GOOD LOBBY AWARD
Il 13 dicembre è stata premiata a Bruxelles da The Good Lobby, organizzazione no-profit che si occupa di promuovere una società più equa e democratica, nella categoria “Professionisti pro-bono”, per il suo zelo come avvocata impegnata nei diritti civili.
È Cathy La Torre, avvocata e attivista appartenente alla comunità LGBT+ bolognese, nota per le battaglie a favore dei diritti delle persone trans con il suo studio legale Wildside, già consigliera comunale per Sinistra Ecologia e Libertà e vicepresidente del Mit, per citare qualcuno dei tanti punti luminosi che costellano la sua storia personale e lavorativa.
Siamo al Centro delle Donne di Bologna, sede dell’associazione Orlando.
La Torre, insieme alla penalista Rita Nanetti e all’associazione Orlando, sta per presentare l’ultima battaglia: un esposto contro il giornalista e il direttore di Libero responsabili dell’articolo in cui Nilde Iotti veniva definita, insieme alle donne emiliane «grandi in cucina e a letto. Il massimo che in Emilia si chiede a una donna».
Tra i tanti eventi in che ti vedono impegnata, le nuove campagne e l’interesse per la politica, i The Good Lobby Award hanno certificato a livello europeo il tuo lavoro per i diritti civili. Quanto ha pesato la tua ultima iniziativa, “Odiare ti costa”?
Questo premio mi è stato assegnato per la mia storia come avvocata impegnata in azioni a favore delle persone LGBT+, ma con una particolare menzione per la campagna Odiare ti costa, lanciata da Wildside insieme all’associazione Thlon, che punisce in sede civile le diffamazioni, l’odio e le minacce in rete.
Come si concilia la tua pratica professionale con tutto il tuo lavoro pro-bono?
Nonostante a volte sembri una crasi, non tutta la mia pratica è pro-bono naturalmente, non mi sarebbe possibile vivere del mio lavoro e l’attività pro-bono è legata alla meritevolezza sociale.
Con Wildside continuo a occuparmi dei temi a me cari: persone LGBT+, genitorialità, privacy, cybercrime, ma ci sono dei casi specifici in cui è necessario intervenire in fretta, facciamo l’esempio del Revenge Porn: se non ci sono i tempi tecnici per aspettare un gratuito patrocinio (perché dopo due ore le foto o i video online hanno già distrutto la tua reputazione) e la persona non può permettersi l’onorario, intervengo assistendola pro-bono.
Questo come avvocata singola, in cui scelgo casi precisi a cui dedicarmi pro-bono.
Poi ci sono progetti, come Odiare ti costa, in cui più di 50 avvocati, come in questo momento, lavorano pro-bono. Tra poco apriremo la rete ancora di più, con l’ambizione e l’aspettativa di diventare 500. Io non assumo alcun mandato per Odiare ti costa, sono la fondatrice e credo ci sarebbe un conflitto.
La tua vittoria del The Good Lobby Award può aiutare la comunità LGBT+?
Gli altri concorrenti appartenevano a mondi molto diversi dal nostro. Sono una donna fuori dalla norma, apertamente lesbica e gender fluid, perciò credo che la visibilità che una persona come me acquisisce possa riverberare positivamente sulla mia comunità.
Siamo così poco rappresentate, anche nei percorsi premianti: un cambio di narrazione, una prospettiva diversa, legata al successo, è sicuramente importante.
Personalmente, ho ricevuto apprezzamenti per questo premio dai mondi più impensabili, da quello ecclesiastico, al – e mi ha stupito piacevolmente – sindaco del mio paese d’origine (ndr. Castellammare del Golfo).
E adesso cosa farai?
Quello che faccio tutti i giorni: rompere le scatole!
Immagine da La Repubblica
Immagine in evidenza da Vanity Fair
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