«Sfondiamo i muri» al Bologna Pride
di Francesco Colombrita
A questo si collega anche Giuseppe Seminario, vicepresidente del Cassero LGBTI center, nel rivendicare che questo è un Pride «costruito dal basso, con lo scopo di attraversare lo spazio pubblico, in cui già agiamo ogni giorno, con i nostri corpi e soprattutto le nostre voci, in particolare quelle che vengono meno ascoltate. A Bologna si è verificato il Daspo urbano allo scopo di allontanare una povertà che spaventa, mentre noi dobbiamo rivendicare il nostro essere sporche, brutte e indecorose occupando gli spazi pubblici». Non a caso il documento politico del Pride si apre con una chiamata all’intersezionalità, con un focus sulla marginalità e la povertà.
«Viviamo in tempi difficili con uno stato che non ci tutela – afferma Christian Leonardo Cristalli, presidente del Gruppo Trans -, per noi la necessità di lottare per ottenere politiche di genere è forte. I nostri corpi sono ancora vincolati alla legge 164 del 1982, che, per esempio, ci ha portati a essere sterilizzati in massa per poi finire vittima, oggi, nel 2019, della mancanza di farmaci per la terapia ormonale sostitutiva. Mancanza – prosegue – dovuta alla decisione di una casa farmaceutica di smettere di produrre medicinali che per noi sono salvavita. Non può continuare a essere la Cassazione a decidere di volta in volta su un tema o l’altro, occorrono visibilità e riconoscimento politico e legale delle nostre identità di genere e dei nostri nomi».
Non rimane altro che recarsi tutte al Pride, indecorose, ribelli, orgogliose, intersezionali, molteplici e gioiose a manifestare per tutto ciò che abbiamo fatto e che ancora dobbiamo fare, contro ogni forma di fascismo e neofascismo, di violenza istituzionalizzata e limitazione della nostra esistenza. Tutte insieme, sabato 22 giugno a partire dalle 14.30 al Piazzale Jiacchia, dentro i Giardini Margherita.
Sito del Bologna Pride
Perseguitaci