LA RESISTENZA STORICA DEI MOVIMENTI FEMMINISTI DELL’AMERICA LATINA

Traduzione di Martina Zini

Ampiamente conosciuta come la Giornata Internazionale delle Donne, l’8 marzo è una delle date più importanti per le donne latinoamericane. Negli ultimi anni, esse hanno occupato le città di tutto il continente per difendere le loro vite e i loro diritti, e per denunciare la violenza endemica di genere, dal lembo più meridionale dell’Argentina fino ai confini messicani con gli Stati Uniti.

L’insolita estensione della mobilitazione delle donne in questo emisfero non è casuale. Oltre a condividere una storia comune, le donne latinoamericane affrontano anche le difficoltà derivanti dalla diffusione della misoginia nella società e della violenza sessuale, ancora ampiamente accettata in questo continente. Come riportato dalle Nazioni Unite, questa regione è considerata la più pericolosa per le donne a livello globale. Non sorprende che molti paesi dell’America Latina siano tra quelli con i più alti tassi di femminicidi al mondo, la maggior parte dei quali rimane impunita. Quando si tratta di diritti sessuali e riproduttivi, è ancora questa la regione in cui si trovano i paesi con le leggi sull’aborto più restrittive. Contemporaneamente, l’Onu riporta anche il numero di gravidanze adolescenziali in America Latina come il secondo più alto al mondo.

Mentre alcune società danno per scontate molte garanzie legali che proteggono i diritti delle donne, le donne latinoamericane di oggi devono affrontare il difficile compito di resistere e sopravvivere nella regione più mortale del mondo. Dove il mero fatto di essere una donna può significare essere a rischio di uccisione, alzare la voce per la propria condizione è davvero rivoluzionario.

Diversamente da quanto alcun* potrebbero aspettarsi, le donne latinoamericane lottano da tempo per i propri diritti, nonostante le circostanze altamente violente e repressive. Negli anni ’60 e ’70, lo scoppio delle dittature militari in questo continente ha provocato l’aumento della forza di molti movimenti femministi. Come menzionato dalla rivista Feminisms in Latin America, le donne non solo hanno sfidato le fondamenta del patriarcato, ma si sono anche impegnate attivamente in movimenti di opposizione ai regimi autoritari.

Analogamente a luoghi come il Nord America e l’Europa durante questi decenni, anche in America Latina le mobilitazioni femministe sono iniziate come un’ondata di proteste contro la condizione storica delle donne. La particolarità di queste ultime, tuttavia, è stata il focalizzarsi principalmente sull’opposizione alle azioni dei regimi di persecuzione sistematica, tortura e sparizione forzata di coloro che erano considerati sovversivi rispetto alla sicurezza nazionale. Ciò ha dato vita anche a movimenti a lungo termine, inclusa la ricerca di parenti scomparsi, come Madres di Plaza de Mayo in Argentina.

Come rivelato dagli archivi della dittatura in Brasile, molte donne si sono anche impegnate attivamente nella guerriglia armata e in organizzazioni clandestine. Erano considerate traditrici due volte: la prima, per aver contestato l’ordine dei governi autoritari; e in secondo luogo, per aver rifiutato i loro ruoli di madri e casalinghe, come ci si aspettava nelle società altamente conservatrici dell’America Latina.

Mentre discussioni femministe diffuse, incentrate sulla sessualità e sull’autodeterminazione del corpo, erano così importanti all’estero, in America Latina erano considerate secondarie nei principali ambiti della sinistra. Per molti di coloro che attingevano ai principi guevaristi e leninisti, la lotta di classe, la redemocratizzazione e gli ideali rivoluzionari sono stati per anni la priorità rispetto al genere.

In Argentina, per esempio, una ex militante ha riferito che le istanze femministe erano viste come meno importanti rispetto alla costruzione di una nuova società socialista, in cui i diritti delle donne sarebbero arrivati automaticamente come conseguenza. In Cile, gli archivi della dittatura rivelano come il movimento femminista fosse nato originariamente per combattere per la democrazia e solo in seguito, abbia affrontato le istanze per  porre fine alla discriminazione di genere. Tuttavia, gli scontri interni tra coloro che sono considerat* “femminist*” e “politic*” hanno iniziato a crescere con la fine del regime militare. Durante gli anni ’90, come riportato dall’Unifem, tre paesi su cinque dell’America centrale attribuivano la loro stabilità politica al successo dei negoziati portati avanti dalle donne.

Nonostante questo conflitto ricorrente tra questioni di genere e politica, la singolarità dell’ambiente autoritario del continente, la dipendenza economica e la repressione politica hanno fortemente contribuito all’unicità dei progetti politici femministi in questa parte del mondo. Questo perché sono emersi dall’intersezione tra l’oppressione di genere e altre forme di sfruttamento praticate dai regimi dittatoriali.

Con il passare degli anni, le militanti hanno iniziato a dare la priorità a un’agenda politica e sociale che affrontasse la condizione storica della subordinazione delle donne, mettendo in discussione la tendenza dei gruppi rivoluzionari di sinistra a rimandare queste discussioni per dare spazio alla lotta di classe. Allo stesso tempo, la crescente urbanizzazione ha portato all’espansione del movimento femminista nelle periferie delle città. Ciò ha contribuito ad affrontare meglio le condizioni delle donne povere, operaie e contadine, che hanno sofferto maggiormente delle disuguaglianze economiche dell’America Latina. Questo ambiente sociale ha dato vita a una serie di incontri in tutto il continente dedicati interamente alla discussione di questioni femministe, i cosiddetti Encuentros Feministas de America Latina. Dal 1981 hanno luogo ogni due o tre anni.

Questi incontri sono diventati spazi di dibattito, crescita e anche conflitto per un’ampia varietà di voci e posizioni politiche delle donne. Questo è stato anche il momento storico in cui l’etichetta femminista è stata rivendicata da molte donne della classe lavoratrice, nere, indigene, migranti, precedentemente esiliate e lesbiche – che hanno rifiutato di accettare l’idea dell’oppressione di genere solo come un’altra forma di colonialismo. Invece, il movimento ha sviluppato la propria agenda e identità basandosi su uno sguardo di genere sulla società, sulla politica e sulla cultura, distinto da quello della sinistra rivoluzionaria dominata dagli uomini. Inoltre, la loro prospettiva decoloniale basata sulla critica al militarismo, al neoliberismo e al sistema capitalista è rimasta una caratteristica unica del movimento femminista latinoamericano.

Grazie a queste iniziative, il numero di riviste femministe, contenuti di film e video, centri per le vittime della violenza di genere, collettivi femministi per la salute, gruppi per i diritti delle lesbiche e altri progetti femministi si sono diffusi in tutto il continente. Nello stesso periodo, nel 1975, le Nazioni Unite hanno anche organizzato la prima conferenza mondiale sulla condizione delle donne in Messico, che ha coinciso con l’Anno internazionale della donna.

Nonostante abbiano ottenuto così tanto negli ultimi decenni, le donne in America Latina devono ancora affrontare innumerevoli difficoltà. Ciò è particolarmente vero per le minoranze come le donne di colore, quelle in povertà e le persone LGBTQIAP +, che sono particolarmente colpite da un ambiente patriarcale, altamente disuguale e violento come quello dell’America Latina. Queste condizioni sono particolarmente aggravate dall’avanzare di un’ondata conservatrice nel continente, che rischia di fare a pezzi i già limitati traguardi raggiunti dalle donne in questi anni. Tuttavia, proprio come la storia ha dimostrato, le donne in America Latina non sono facilmente intimidite da condizioni politiche opprimenti. Mentre ricordiamo la nostra storia, l’importanza del femminismo non è mai stata così evidente: grazie alla sua eredità, ora protesteremo ancora di più.

Immagine nel testo da: memoriasdaditadura.org.br/

Puoi trovare qui la versione in lingua inglese: lafalla.cassero.it/beyond-8-m