LIBERAZIONE E RESISTENZA COME PRATICHE DELL’ATTUALE
La Shoah, che conta circa sei milioni di vittime, viene a volte paragonata, in modo francamente surreale, ad altri tipi di uccisioni, senz’altro esecrabili ma non certo della stessa gravità, come fanno ad esempio alcuni vegani antispecisti paragonandola alla mattanza degli agnelli per Pasqua.
La gente non si vergogna più di esprimere pubblicamente opinioni razziste, e i social media sono una inevitabile cassa di risonanza per shit storm di ogni genere. A loro volta i radical chic scrivono, sempre sui social, frasi come: “La democrazia è sopravvalutata”, credendo di essere salaci, ma contribuendo a svilire, nell’immaginario collettivo, una forma di governo che, benché di antica concezione, viene applicata appieno nel nostro Paese da 72 anni soltanto, che sono davvero pochi in termini di storia umana.
Cosa possiamo fare, allora, stante tutto questo, senza ripiegarci nell’individualismo nichilista più sfrenato? In due parole, che certamente assumono declinazioni diverse per ciascuno: restare uman*. Non cedere alle narrazioni razziste sui migranti e i rifugiati invasori e parassiti, né tanto meno a quelle sui musulmani tutti terroristi e potenziali kamikaze. Cercare le fonti delle notizie più controverse prima di diffonderle sui social. Non cedere al sentimento populista in base al quale “la politica non serve a niente” e “i politici sono solo ladri scaldapoltrone”, ma anzi, farla in prima persona, la politica, a qualunque livello e in qualunque modo si voglia o si possa.
È faticoso andare contro la corrente, ma ne vale la pena: la posta in gioco è alta.
Buona Resistenza a tutt*.
pubblicato sul numero 24 della Falla, aprile 2017
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