assalto a capitol hill

Perché la gente tornasse a parlare di politica, un gruppo di estremisti di destra ha dovuto assaltare Capitol Hill, la sede del Parlamento americano. Il 2021 potrebbe essersi aperto con un evento in grado di sostituire dai luoghi comuni l’annosa domanda: «Dov’eri nel 2001, quando sono cadute le Torri Gemelle?». Anche se la particolarità di quanto accaduto e del periodo storico rischierebbero di confluire in un’eccessiva complessità: «Dov’eri quando uno scellerato Presidente americano uscente, in piena pandemia, ha aizzato i suoi peggiori sostenitori al fine di sovvertire, o quasi, il sistema democratico?». 

L’Italia si trovava appesa a una scopa. Qui era la notte del 6 gennaio e un paese anestetizzato dalla pandemia si raccoglieva attorno a ogni schermo disponibile per capire cosa stesse succedendo a Washington. Se da tradizione l’Epifania trascina con sé le ovattate settimane festive, quest’anno ci ha regalato un bello scossone. Giornali, Tv, social, tutto si è concentrato, come non faceva da quasi un anno, lontano dal Covid. Non c’è da stupirsi che la pandemia abbia invaso ogni piano della nostra vita, ma occorre notare come sia diventata la ramazza con cui cercare di nascondere sotto il tappeto qualsiasi altro tema. L’hanno fatto i grandi mezzi d’informazione, i politici e l’abbiamo fatto noi. Il dibattito sulla gestione della crisi – urgente, impattante e necessario -, ha portato l’opinione pubblica a concentrarsi sull’interpretazione dei Dpcm in merito all’impatto sul proprio orticello, marginalizzando altre questioni, politiche nel senso più ampio, nobile, reale del termine: diritti sociali e civili (salvo l’iter, che ora rischia di interrompersi, del ddl Zan); il macrotema della giustizia; l’istruzione, tanto per fare qualche esempio.

Dopo Capitol Hill, sui giornali nostrani campeggia in questi giorni la crisi di Governo, e una voce potente e condivisa strilla a grandi lettere l’inopportunità dell’apertura di una crisi in questo momento. Si arriva addirittura a dire che non sia forse il tempo della politica ma della responsabilità. La paura del domani non deve farci abdicare alla nostra visione del mondo. Al di là dei rugginosi meccanismi politici, della personalizzazione e della gestione del potere che soggiace a tutto questo, occorre dire che intanto di politica siamo tornate a parlare. 

La pandemia non è certo finita e occorre ancora discuterne, ma non sotto la coltre livellante di quel tappeto sotto il quale siamo fin troppo brave, come paese, a nascondere qualcosa. Forse quest’anno il colpo di scopa della Befana potrebbe davvero aver aiutato a risvegliarci da uno strano torpore. 

Immagine da avvenire.it