di Mattia Macchiavelli

Bologna la dotta, la grassa, la rossa, la turrita e, dal primo febbraio, la lesbicx. Lesbicx, organizzata da Lesbiche Bologna, è una tre giorni (dall’1 al 3 febbraio) che inaugura al Cassero LGBTI center per concludersi al Centro delle donne, dove il movimento lesbico locale e nazionale ritrova se stesso, si riconosce e si interroga. 

La X, significativa e dirompente, assume una funzione fondamentale: è sintesi di quella tradizione che ha fatto delle rivendicazioni lesbiche e femministe il grimaldello per aprire le contraddizioni del patriarcato; e, contemporaneamente, è slancio verso il futuro, tensione all’acquisizione di un’inclusività critica e autoriflessiva. Da sempre, anche nella cultura pop, la X è sinonimo di diversità ricca, di strada aperta tutta da percorrere, spesso in salita e per questo stimolo di tenacia e resistenza. Il percorso su cui le lesbiche stanno procedendo a passo spedito è quello dell’intersezionalità, di quell’istanza che interseca le identità senza relegarle in cristalli purissimi ma vuoti. I vissuti emergenti dalla prospettiva intersezionale sono felicemente imbastarditi, dialogici, sono identità che si rendono conto di non bastare a loro stesse. Così, ci scopriamo lesbiche, gay, trans*, queer, ma anche nere o disabili o senza dimora; ci scopriamo attraversate da un fascio infinito di status, di privilegi e di stigmi sovrapposti che ci colpiscono come schegge impazzite.

Sapremo, tutte e tutti, trovare la forza per porci le domande che Lesbicx si e ci sta ponendo? Saremo in grado di reggere lo sguardo di una contemporaneità feroce, fissandola dritta negli occhi per rivendicare uno spazio declinato nella prima persona plurale? Forse. Nel frattempo, il nostro consiglio nazionale di Arcigay decide di riunirsi proprio negli stessi giorni di Lesbicx, testimoniando che ancora molto c’è da fare per uscire dal proprio ombelico.

pubblicato sul numero 42 della Falla, febbraio 2019

foto in evidenza:  Lesbiche Bologna

foto:  Lesbiche Bologna