Ho sempre amato definirmi la regina del coming out: ho cominciato nel 1991, a 16 anni, e non mi sono mai fermata. Tra i tanti, il coming out che mi è rimasto nel cuore con più tenerezza è quello che feci con il mio adorato nonno materno. In realtà, declinare il verbo “fare” alla prima persona singolare non gli rende giustizia. Perché fu una conversazione che avvenne a più riprese, in un certo lasso di tempo, e che fu sempre lui a iniziare – forse l’unico caso nella mia vita di lesbica out & proud.
Mio nonno, nato nel 1913, non aveva potuto frequentare le scuole superiori. Ciò nonostante, era una persona intellettualmente vivace, che leggeva molto, pur essendo politicamente piuttosto conservatore rispetto al resto della famiglia. Era fieramente anticomunista e votava i repubblicani di La Malfa. Insieme a mia mamma, si occupava con amore e dedizione di mia nonna, un peperino dal carattere fortissimo, costretta alla prigionia domestica da un complesso di malattie ortopediche che l’avevano paralizzata, oltre che da una sostanziale cecità.
Un paio d’anni dopo, eravamo ormai a metà anni ’90, avevo 20 anni, e lui più di 80, ero seduta sulla poltrona di camera loro mentre i nonni si svegliavano dal pisolino pomeridiano. Chiacchieravamo di libri, lui aveva finito di leggere l’ultimo giallo di Patricia Cornwell che gli avevo passato, La fabbrica dei corpi. La protagonista Kay Scarpetta, che ha fatto la fortuna di Cornwell in una lunga serie di romanzi, è un’anatomopatologa e ha una nipote geniale, Lucy, palesemente lesbica, senza possibili ambiguità. Mio nonno mi chiese, di punto in bianco: “Ma tu sei come Lucy?”. Io, molto emozionata, risposi di sì. Lui proseguì: “Ma ti senti un uomo, o vorresti essere un uomo?” “No, nonno. Voglio solo fare più cose di quelle che sono concesse oggi alle donne”. Lui, che aveva passato i miei anni d’infanzia insegnandomi indifferentemente come si fa un circuito elettrico, come si fanno le pulizie, come si sputa dai ponti, come si cuoce la pasta, annuì.
Non ne parlammo più in modo così esplicito, considerando l’informazione assorbita. Rimasi la sua nipote preferita fino alla sua morte, avvenuta tre anni dopo, nel 1999.
pubblicato sul numero 39 della Falla – novembre 2018
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