Venezia, tra Santa Croce e San Polo: 1700 circa. Essere donna significava avere due strade: maritar (sposarsi) o monacar (entrare in convento). Entrambe portavano ad una vita in ombra ed è forse anche per questo che molte sceglievano una terza via: diventare cortigiana. Ad alcune andava di lusso, perché le prostitute di alto bordo potevano disporre liberamente di sé, del proprio corpo e del proprio tempo; alla maggior parte delle ragazze venivano invece destinate case malsane, ristrettezze economiche e clienti di infimo rango. Il cruccio di chi governava la Serenissima, però, era un altro, cioè il numero di uomini omosessuali in aumento in città. Che fare? Sfruttare un lascito testamentario dell’ultimo rampollo dell’antica e potente famiglia dei Trapani (Rampani in veneziano) e permettere alle cortigiane di far bella mostra di sé, per stuzzicare la libido maschile e riaccendere la passione eterosessuale vivendo in una determinata zona di Venezia, proprio quella delle case Rampani, appunto: le Ca’ Rampani. Col passare del tempo in casa Rampani rimasero solo le più anziane e il termine carampane assunse il significato che gli attribuiamo oggi.
Illustrazione di Claudia Tarabella
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