di Valentina Pinza e Antonia Cassoli

Restiamo sulle scale, fuori dalla porta aperta della Sala Cenerini di Porta Pratello. Tante voci unisone stanno provando il ritornello di una canzone di cui non riconosciamo la lingua. Lo provano e lo riprovano, ci entra in testa in un paio di minuti. È una bella canzone, malinconica e potente. 

«È in persiano», ci dice Cristiana Scappini, presidente di Anpi Pratello e fondatrice insieme a Franco Degli Esposti del Coro R’Esistente: una cinquantina di bambinə e ragazzə dai 6 ai 16 anni circa, protagonistə da molti anni sul palco del 25 aprile del Pratello e di tutta Bologna grazie ai concerti con i canti della Resistenza. Un’esperienza unica, in città e in Italia.

«L’idea era di diffonderla. Abbiamo fatto uscite in altri spazi, festival, quartieri, a Marzabotto per iniziative sulla memoria… Ma di altri cori di bambinə che facessero questi canti non ne abbiamo incontrati finora. Noi vorremmo seminare. Quando ci chiamano, diciamo sempre: “Ma perché non fate anche voi un’esperienza così?”».

Il Coro nasce nel 2008, con una decina di bambinə, dal desiderio di «trasmettere le memorie e i valori della Resistenza» dopo che la riforma Moratti aveva cambiato l’insegnamento della storia alle scuole elementari, non prevedendo più la storia moderna e contemporanea, «in un momento, guarda caso», precisa Cristiana, «in cui stavano scomparendo dalle famiglie chi in casa avrebbe potuto trasmettere certi valori». 

L’Anpi Pratello e il Coro si costituiscono in seguito a un percorso partecipato con il quartiere, organizzato per appianare le difficoltà con i comitati di strada. All’interno di questo percorso, un gruppo di persone pensa di organizzare qualcosa per il 25 aprile, la prima edizione di Pratello R’Esiste, dove il Coro si esibisce per la prima volta. Il partigiano Giancarlo Grazia, nome di battaglia Fritz, suggerisce poi di fondare una sezione Anpi di strada perché l’energia di quell’esperienza venisse convogliata in qualcosa di più solido. Insolito, perché l’Anpi funziona per quartieri, mentre la sezione del Pratello è un’eccezione: comprende solo quattro strade. 

«La vicinanza tra il Coro e l’Anpi c’è, ma il Coro ha una sua autonomia, una sua esistenza che non si sovrappone ad Anpi Pratello», sottolinea Cristiana. Ma come arrivano ə bambinə al Coro?  

«Spontaneamente», risponde Franco, che accompagna il Coro con la chitarra in tutte le sue uscite. «È un passaparola» continua Cristiana, «all’inizio c’erano le nostre figlie, quellə di amicə e quellə di amicə di amicə». Negli anni il passaparola ha funzionato e ora sono oltre cinquanta ə componenti. «Un bel gruppo è quello seguito dal Sest, il Servizio educativo scolastico territoriale. L’anno scorso abbiamo fatto un progetto con loro come Anpi insieme a Checkpoint Charlie». La collaborazione è fruttuosa: ispirandosi alla canzone Dove vola l’avvoltoio si lavora a delle illustrazioni serigrafiche. Alla fine il prodotto è la maglietta del Coro, che diventerà anche il suo nuovo simbolo. «Quest’anno», è la chiusura felice, «sono tornatə tuttə a cantare con noi».

Ora la composizione non prevede più bambinə molto piccolə come nei primi anni, serve almeno l’età scolare per capire meglio il percorso e leggere in autonomia i testi, ma all’inizio vi erano coristə anche di tre o quattro anni. È il caso di Elsa, Nora e Irene, veterane del Coro di – rispettivamente – quattordici, tredici e sedici anni, entrate tutte tra il 2013 e il 2014. Chiedo loro cosa provano quando pensano alla parola Resistenza. 

«Mi fa sentire forte», dice Elsa, «e cerco di mettere la stessa grinta dei partigiani e delle partigiane in quello che canto». «La Resistenza è ancora la nostra lotta e noi ci crediamo», riprende Nora, e Irene aggiunge però «che molte persone giovani, nostre coetanee, non ne sentono l’importanza. Prendono tutto come uno scherzo: svastiche, mani alzate, simboli nazifascisti incisi per gioco sui banchi». Nora conclude che questo è grave: che nessuno dica nulla, che sembri normale. Parliamo della loro presenza ai Giardini Cassarini, concretizzatasi solo qualche anno dopo il 2008 su iniziativa di Mikaela Cappucci, per la commemorazione al Monumento per le vittime omosessuali della violenza nazifascista.

«A me dispiace che sia poco valorizzato», dice Irene, «che le persone non lo notino, non lo conoscano». Anche per questo, subito dopo la cerimonia alle ore 12 del 25 aprile, Anpi Pratello e PeopAll hanno organizzato ai giardini un pic-nic resistente aperto a tuttə.

E mentre Elsa pensa che «tante persone siano omofobe perché credono che la cosa non le riguardi, quindi non empatizzano, non percepiscono la gravità delle discriminazioni», Irene chiude così il discorso: «Io sono preoccupata, perché i progressi che abbiamo fatto stanno arretrando».

Da una decina di anni la direttrice del coro è Claudia Finetti ed è sua cura, racconta Franco, occuparsi dei contenuti delle canzoni, oltre che di note e intonazioni: «Claudia prima di partire con una canzone nuova la spiega, perché sia accessibile». 

Assistendo alle prove, abbiamo notato un particolare entusiasmo prima di intonare I Ribelli della montagna, richiesta a gran voce. «Ci sono canzoni che hanno un’enfasi naturale», continua Franco, «con parole chiave e momenti chiave, come I ribelli, Comandante Che Guevara o Stalingrado. L’autore, Franco Fabbri degli Stormy Six, l’ha suonata due anni fa con il Coro». L’identificazione con ə partigianə è forte e viva, e una novità del 2023 sarà un grande telo che riporterà i nomi di battaglia scelti da tuttə.

Il Coro R’Esistente non recupera solo pezzi della tradizione resistente italiana, ma ogni anno dà voce alle resistenze contemporanee scegliendo e preparandone le canzoni. Racconta Franco: «L’anno scorso abbiamo trattato la guerra, ci sono sempre canzoni nuove che seguono quello che sta succedendo e contaminazione anche musicale con strumenti e musicisti ospiti». E dunque per il 2023 ecologia, lotta operaia alla GKN di Campi Bisenzio – sul palco ospite un componente del collettivo operaio di fabbrica di GKN per cantare il loro inno, Occupiamola, insieme al Coro – e la resistenza iraniana al regime con il brano Giuramento, suggerito da Shayla, attivista iraniana che sarà presente per la posa della corona al Pratello, mentre il lavoro di trascrizione e traslitterazione di parte del testo è a cura di Margherita Robecchi.

Questo sarà il primo 25 aprile senza Lucy Salani, sopravvissuta a Dachau e scomparsa lo scorso 22 marzo a 98 anni. Un motivo di commozione in più, oltre alle emozioni che il Coro è solito smuovere in chi assiste alla commemorazione: «Anche ə ragazzinə si commuovono», dice Cristiana. «Ci tengono a esserci. Loro hanno capito, abbiamo parlato di ciò che accadde alle persone omosessuali all’interno di tutti i discorsi sulle persecuzioni. Hanno conosciuto Lucy, e Porpora [Marcasciano, ndr] ha deposto la corona al Pratello».L’appuntamento con il Coro R’Esistente è per il 25 aprile, alle ore 12, ai Giardini Cassarini prima e poi sul palco della festa di strada. Giovanissime voci da ascoltare con attenzione quando cantano la Resistenza ma anche quando, a tredici anni, hanno già capito tutto, come Nora: «Tante persone omofobe e transfobiche non sono fasciste. Sarebbe semplice se fossero tutte fasciste. Invece non lo sono. Questo è il problema, e ci riguarda da vicino».