(USA, 2019, 87’) V.O. SOTT.

Ispirato a una storia vera, racconta della misteriosa sparizione dell’evangelista americana più famosa degli Stati Uniti, Aimee, che tenta di scappare in Messico insieme al suo amante. Mentre l’intera Los Angeles la cerca, lei decide di assoldare Rey, una fuggitiva messicana, come loro guida per arrivare al confine. Tutto il film ruota intorno alla fuga: Aimee fugge per ritrovare il suo potere di guarire i fedeli, che ha perso quando ha sentito di aver perso la sua identità. Il viaggio e la relazione con Rey sono un punto di svolta, che Aimee vive come l’ultima opportunità per ritrovare la propria essenza e la propria vocazione.

È un film surreale, che spesso sfocia nel fantastico, e non pretende di raccontare una storia verosimile. Mette insieme i generi più disparati, passando dal western al musical con una velocità tale da disorientare anche lo spettatore più attento. Buona parte della magia del film deriva dal modo in cui fa apparire fluido, il più delle volte, che a una sparatoria segua una performance musicale. Ed è proprio la musica a tenere insieme il film: la colonna sonora riprende classici della musica americana degli anni ’20 e li associa in modo studiato a ogni personaggio e a ogni scena, tanto da essere l’elemento del film che rimane più impresso a fine visione.

Nonostante l’organizzazione confusa delle scene, Sister Aimee riesce a raccontare la sua storia in modo interessante e divertente. l’esperimento di Buck e Schlingmann dà vita a un film piacevole da guardare, con le sue venature di irrealtà.

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