di Francesca Anese
Portogruaro è un paese all’avanguardia, un paese che si sente grande, perché in effetti è uno dei pesci più grossi, nel minuscolo acquario della provincia veneziana. Circondato da realtà più piccole – dalle quali gli abitanti medio-borghesi affluiscono per la passeggiata in centro il sabato pomeriggio, orgogliosi di sfoggiare il cappotto nuovo – cerca di mantenere il suo profilo curato, da comune elegante ed emergente.
La sua grandezza deve essere accompagnata dall’adeguata apertura mentale, almeno fra i giovani, brillanti reclute del cambiamento che vogliono vedere nel mondo. La gente per bene non è omofoba e Portogruaro è piena di gente per bene, che non si sognerebbe mai di gridare “frocio” in mezzo alla piazza: sarebbe troppo sguaiato e rozzo. Nessun commento ad alta voce o pestaggi nei vicoli, magari fra i banchi di scuola si bisbiglia di quel ragazzino che porta l’orecchino, ma non merita rumore, tanto va di moda e si sa che di questi tempi tutto è moda.
Anche la sessualità segue le tendenze della tv, così capita che si senta di quella ragazza che si fa sia i maschi che le femmine per farsi vedere alle feste, è chiaro che è solo confusa o è stata influenzata dalle brutte compagnie che frequenta e poi ormai ci sono un sacco di film con sedicenni tormentate dalla “fase lesbo”. Poi ci sono quelli che sono omosessuali veramente perché, insomma, si vede. Davanti all’evidenza Portogruaro si spacca: da una parte chi ti toglie il saluto, non tanto perché ti piacciano persone dello stesso sesso, ovvio, per quello la cosa importante è non ostentarlo, ma perché hai avuto un atteggiamento che non gli è piaciuto verso qualcuno in un qualche momento, quindi addio.
Dall’altra invece quelli che approvano con entusiasmo e per aiutarti a fare il tuo favoloso ingresso nel mondo ti presentano a tutti come il loro caro amico gay, quello un po’ speciale perché ha gusti diversi; si sentono migliori perché ti tollerano, anzi ti accettano e ti vogliono bene così come sei. A Portogruaro puoi far conoscere alle amiche la tua ragazza, ma devi scegliere il posto giusto, un po’ intimo, meglio se appartato e nascosto: è inopportuno andarsene a spasso tenendola per mano alla festa di paese, perché “noi capiamo eh, ma molti potrebbero fraintendere”.
Soprattutto prima del coming out ti sembra di essere il caso strano di un paese piccolo, conosci di vista la ragazza che fa il tuo stesso liceo, che dopo essersi dichiarata è conosciuta come “la lesbica”, ma nient’altro, la guardi di nascosto camminare nei corridoi del liceo, sperando che capisca e ti dica che va tutto bene.
Il grande paesino diventa così stretto passando davanti al bar del centro in una goffissima canottiera di pizzo che non ti piace, mentre camminando sai che chi evita di proposito il tuo sguardo, si girerà a fissarti sogghignando appena avrai attraversato la strada. Portogruaro è quella smorfia, è tutta concentrata in quelle strisce pedonali, così pesanti da attraversare, davanti al bar dove tu eviti di sederti.
pubblicato sul numero 33 della Falla – marzo 2018
immagine realizzata da Mara Santinello del collettivo artistico Gli Infanti
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