OMOSESSUALITÀ NEI LIBRI PER L’INFANZIA
di Antonia Cassoli
Tuttavia, quando sono comparsi i primi libri con personaggi omosessuali, si è tornati a quella tradizione ottocentesca che voleva porsi come strumento educativo.
Per due decenni, le storie raccontate erano tutte tremendamente simili: c’è una famiglia, c’è un/a bambino/a protagonista e c’è un personaggio omosessuale che è sempre un adulto (genitore o parente del/la bambino/a). Di solito si fronteggia un problema che può essere una malattia (indovinate quale!) o un comportamento omofobo che ferisce il/la protagonista. Ci sono famiglie felici (soprattutto: ci sono sempre famiglie), ma non ci sono personaggi omosessuali di sfondo, come nella realtà; sembra che si voglia mantenere una distanza di sicurezza tra il/la bambino/a e la personificazione dell’omosessualità.
Jenny lives with Eric and Martin, il primo apparso, uscì in Danimarca nel 1981, corredato di fotografie della bambina Jenny e dei suoi due papà. Ma già dalla seconda edizione, l’unica con una vera distribuzione, le fotografie furono sostituite da disegni stilizzati della famiglia; le fotografie, evidentemente, rendevano troppo reale la storia, suscitando nei piccoli lettori e lettrici domande che richiedevano risposte altrettanto reali.
Solo a partire dagli anni 2000 compaiono libri meno esplicitamente pedagogici dove l’omosessualità è vista come uno dei tanti aspetti dell’essere umano. In genere privi di trama e di strutture narrative, mostrano attraverso immagini e didascalie ai/alle bambini/e che le diversità sono molteplici. Così, insieme alle varie etnie e alle disabilità, si presentano famiglie con due mamme o due papà.
È vero che la letteratura è sempre stata specchio della società che la produce, ma la letteratura per l’infanzia si pone come il più potente strumento di conservazione sociale. Se, dunque, non è un caso che il primo libro provenga dalla Danimarca, primo paese al mondo a introdurre il matrimonio tra persone dello stesso genere, non è nemmeno un caso che, in Italia, libri di questo tipo siano arrivati con ritardo mostruoso. La produzione italiana è stata totalmente inesistente fino al 2011, ma anche la pubblicazione di opere straniere ha latitato per molto e tutt’ora procede a rilento.
Le Biblioteche Civiche Torinesi compilano da anni un encomiabile elenco dei libri a tematica LGBT+ che si possono trovare in Italia. Nel 2010 c’erano 10 libri per l’infanzia, nel 2019 sono diventati 98. Da una parte è un dato ottimistico, dall’altra ricordiamoci che, epurato l’elenco dei più vecchi – che per cambio generazionale saranno ritenuti meno attraenti dai giovani lettori e lettrici – ne resta una disponibilità davvero esigua: la percentuale delle persone LGBT+ è maggiore della percentuale dei libri che le rappresentano.
Se poi volessimo includere anche le ultime due lettere dell’acronimo, gli esempi si ridurrebbero all’osso: pochissimi libri accennano alla bisessualità e ancora meno raccontano dell’essere trans.
Una debole luce si è accesa recentemente: Rizzoli ha pubblicato L’importante è che siamo amici – storia di un orsetto di peluche trans – mentre Mondadori ci ha regalato George, storia di un bambino che si sente femmina e farà di tutto per farlo capire alla recita scolastica.
Pubblicato sul numero 56 della Falla, giugno 2020
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