«Il welfare che abbiamo non è assolutamente pronto a sostenere la violenza che la nostra comunità subisce». È Anna D’amaro, project manager di Star (il centro antidiscriminazioni nato dalla sinergia tra Mit, cooperativa sociale Csapsa e Centro Donna Giustizia), a sintetizzare così il nucleo dell’incontro I dati reali della violenza contro le persone Lgbti+, in calendario a dicembre 2022 nella 17esima edizione del Festival della violenza illustrata, Sconfinate, organizzato dalla Casa delle donne di Bologna. L’evento è stata la prima occasione pubblica di confronto tra i centri antidiscriminazione Spazio Cassero, Star, Spad e Francesca Ragazzini, responsabile dell’Osservatorio regionale contro discriminazioni e violenze determinate da orientamento sessuale e identità di genere per la regione Emilia-Romagna.

E se fino a pochissimo tempo fa l’affermazione di D’amaro poteva essere discussa sulla base della mancanza di dati ufficiali, un passo in avanti verso l’emersione l’ha fatto la regione stessa, con la divulgazione dei primi risultati del questionario, aperto tra luglio e ottobre 2022, rivolto alle persone Lgbti+ abitanti in Emilia-Romagna, per indagare la presenza di violenza e discriminazioni in alcuni ambiti rilevanti della loro vita. In collaborazione con il Dipartimento Fisppa dell’Università degli Studi di Padova, nel 2021 è nato il progetto Ricerca sulle discriminazioni e sulle violenze determinate dall’orientamento sessuale e dall’identità di genere, per mappare il fenomeno della violenza con l’obiettivo di ideare migliori strategie di contrasto. La formulazione stessa delle domande dell’indagine ha coinvolto le associazioni Lgbti+ del territorio.

Oltre mille i questionari compilati e ritenuti validi – un numero che Ragazzini definisce «ampio e inaspettato» – da cui emerge che una persona su cinque ha subìto aggressioni fisiche, una su due minacce o insulti e tre su quattro sono state calunniate o derise. Scorporando per genere, il 47% di coloro che hanno risposto all’indagine sono uomini cisgenere (di questi l’87,7%, cioè la grande maggioranza, si dichiara gay, l’8,1% bisessuale e il 4,1% sceglie altre definizioni), mentre le donne cisgenere sono il 38% (di cui il 56,7% lesbiche, il 25,6% bisessuali e il 17,2% altre definizioni); per quanto riguarda le persone che si definiscono trans* e non binarie, la percentuale è del 14,3%. Di tutte, solo l’1,8% non ha la cittadinanza italiana.

A questi primi numeri, che a breve passeranno una seconda analisi più dettagliata, possiamo aggiungere la fotografia dell’utenza accolta nei primi mesi dello sportello Spazio Cassero, da agosto a novembre del 2022. Le persone prese in carico sono state 57, circa un caso ogni due giorni, (il 50,1% uomini cisgenere, il 29% persone trans* e non binarie, il 19,3% donne cisgenere). Di queste, l’80,7% sono persone che si sono presentate direttamente o hanno preso un appuntamento in autonomia, senza cioè che ci sia stato un intervento diretto dei servizi. Il numero di persone migranti è significativamente alto, il 40%, due su cinque, segno dei limiti di accesso all’indagine regionale da parte di chi non è italianə. Approfondendo, scopriamo che la quasi totalità dell’utenza ha fatto coming out, il 42,1% ha almeno una laurea, il 47,3% lavora e il 27,3% studia. Sul fronte delle discriminazioni sofferte, si evidenzia l’ampio ventaglio delle variabili, anche sommate: il 21% dell’utenza ha subìto discriminazioni e/o violenze in più di un contesto (per strada, a casa, sul lavoro, a scuola, ecc.); minacce, insulti, derisioni e calunnie, sia dal vivo che sul web, sono state denunciate dal 52,6% delle persone, seguite dall’outing nel 28% dei casi; la limitazione delle libertà è presente nel 24,6% dei casi denunciati, le percosse nel 19,3%, la stessa percentuale emersa dall’indagine regionale. «Sapevamo che le persone Lgbti+ incontrano spesso violenza e discriminazione nel corso della propria vita. Numeri così alti non fanno che sottolineare come questo servizio, nel suo essere nuovo, sia una risposta a una domanda purtroppo enorme, il che lo rende essenziale», questo il commento di Camilla Ranauro, presidente del Cassero Lgbti+ Center, all’uscita del report.

«C’è una mancanza di formazione e informazione da parte dei servizi con cui ci scontriamo ogni giorno»: il riscontro impietoso, dopo aver visto i dati, di Aura Cadeddu, assistente sociale e responsabile dell’accoglienza per Spazio Cassero. Perché se la mancanza di numeri reali rende difficile la presa in carico sistemica della violenza e il suo contrasto, è la mancanza di formazione da parte dei servizi sul territorio a pesare su ogni singola persona che la subisce. 

L’indagine regionale ha anche evidenziato che non è la consapevolezza delle discriminazioni subite a mancare, siano fisiche, verbali o più sotterranee, ma la fiducia nelle istituzioni, nei servizi, nelle forze dell’ordine sul territorio, carenti sul piano della consapevolezza e dell’informazione, se non incapaci di accogliere i bisogni della comunità Lgbti+ o apertamente omolesbobitransfobiche anch’esse. Lo riporta anche la testimonianza di Giosy Varchetta, consiglierə del Direttivo del Cassero, molestatə ripetutamente in autobus, lə quale, sporgendo denuncia, ha dovuto affrontare anche l’impreparazione della questura: «Se non fosse stato per il supporto dell’assistente sociale, che prima ha preteso che la denuncia non avvenisse in un open space, e successivamente che testimoniassi in serata, e non il giorno dopo, come avrebbero voluto, […], non ce l’avrei fatta. Mi sono poi state fatte delle domande di prassi sul mio passato, che solo grazie al supporto di Aura ho saputo affrontare senza crollare. Denunciare una violenza sessuale è già traumatico di per sé, ma denunciarne una subìta da un uomo cis quando sei una persona trans non binaria, ma socializzata come uomo, è davvero un’impresa epica». 

L’auspicio è che il lavoro della regione sulla formazione delle forze dell’ordine e su chi si occupa dei servizi alla persona e dei consultori familiari diventi sistemico, perché la violenza su di noi lo è; e la fatica a capire e ad accogliere i bisogni delle persone Lgbti+ da parte delle istituzioni non sia più l’ennesimo ostacolo sulla strada del pieno riconoscimento dei nostri diritti.

Accesso libero a Spazio Cassero, via Don Minzoni 18

Lunedì e giovedì ore 15/18
Mar, mercoledì e venerdì ore 9.30/13.30

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