Per chi non la conoscesse, Jewelle Gomez può sembrare una signora come tante: capelli corti e gioielli dai colori vivaci, intenta a cucinare il cornbread mentre, con voce calda e serena, racconta di sua madre e della sua bisnonna.

Invece, la regista Madeleine Lim entra nella sua quotidianità e ci restituisce la storia di una scrittrice pluripremiata, lesbica, nera e capoverdiana, Ioway e Wampanog, colonna dell’attivismo LGBTQ+ statunitense, attraverso i racconti della stessa Jewelle, di amicə e collaboratorə.

Tra le biografie di Jewelle Gomez e di Madeleine Lim c’è una certa similitudine: entrambe attive in campo artistico (Gomez inizia pubblicando poesie e collaborando alla rivista letteraria Conditions, Lim è tra le fondatrici del Queer Women of Color Media Arts Project), entrambe provenienti da famiglie con un background culturale variegato, entrambe attiviste e lesbiche; ma nel raccontare di Jewelle Gomez, Lim non mette in evidenza i parallelismi, né crea una semplice biografia, al contrario, si concentra sull’identità plurale di Jewelle e forgia una mappa per chi farà attivismo domani.

Si parte dalle origini di Jewelle e del suo attivismo multiforme, raccontando la sua prima parata per i diritti delle persone LGBTQ+, l’intensa partecipazione a GLAAD negli anni Ottanta e Novanta, il recente impegno per il matrimonio egualitario (culminato con le nozze con Diane Sabin), per poi arrivare alla vastissima produzione letteraria, tra articoli, poesie e racconti di vampiri. Proprio con The Gilda Stories, che narra di una vampira nera e lesbica, Jewelle Gomez inizia a porre le basi di quello che poi moltə autorə nerə chiameranno Afrofuturismo. 

«Ero certa di poter creare una mitologia per esprimere chi sono io, come lesbica nera e femminista». L’idea è semplice quanto rivoluzionaria: in mano a Jewelle, il fantasy diventa uno strumento di revisione, un modo di immaginare un mondo migliore per poi costruirlo, la «just vision» che dà il titolo al documentario. Poco interessata a creare separatismi nelle sue comunità, Gomez mette al servizio delle cause che le stanno a cuore la sua fantasia, inventando mondi nuovi e risemantizzando quelli vecchi, impegnandosi a creare una continuità tra persone del passato, presente e futuro, tanto che quando viene chiesto a un’amica di Jewelle quale pensa sarà la sua eredità, la risposta è «Creating community, expanding the family».Madeleine Lim riafferma questa idea lungo tutto il documentario, la sua regia è diretta, crea ponti immediati tra le voci di attivistə e autorə, legando i momenti di vita di Jewelle Gomez con il contesto dell’epoca, collegandola a una genealogia più ampia di quella familiare. Per Lim questa vita diventa una bussola, ci invita a ricordare il suo impegno e la sua tenacia per poterci orientare nel nostro attivismo, esaltando l’importanza di creare comunità. Gomez ha portato alla luce la poliedricità della cultura lesbica: ha concepito la visibilità come una pratica politica, portando avanti l’idea che non ci si debba solo battere per avere il proprio spazio, ma anche prendere coscienza che ci siamo sempre statə e sempre ci saremo, e che ci sarà sempre qualcunə, come Madeleine Lim, a raccontare le nostre storie. Jewelle Gomez e Madeleine Lim saranno ospiti sul palco di Some Prefer Cake sabato 23 settembre, dopo la proiezione del documentario in programma per le ore 18.00.