Continua la rassegna cinematografica di Gender Bender 2016 con il primo lungometraggio di Michal Vinik. Blush (Barash) racconta la storia dell’adolescente israeliana Naama (Sivan Noam Shimon) caratterizzata da droghe, alcol, amicizie e primi amori. Il film è stato premiato come miglior lungometraggio al festival MIX di Milano 2016.
Il primo amore, il primo cuore spezzato, che lascia però alla protagonista una nuova sicurezza data dalla scoperta di sé: un intreccio che più classico non si può, ma presentato con spiccata qualità e freschezza, oltre ad un’estetica decisamente accattivante. Così si può riassumere Blush/Barash, opera prima di Michal Vinik, premiato come miglior lungometraggio al Festival Mix di Milano 2016 e presentato ieri sera a Gender Bender.
Coming out e coming of age si intrecciano per la protagonista Naama, 17 anni, che vediamo alle prese con droghe, alcool, lezioni di arabo e malumori adolescenziali, finché una nuova arrivata a scuola, la ribelle Dana, non cattura la sua attenzione. In un’atmosfera in bilico fra Gioventù bruciata e Il tempo delle mele, l’amicizia, la complicità e la condivisione di sostanze stupefacenti si trasformano rapidamente in amore.
Proprio le dinamiche di uso e condivisione delle droghe segnano e accompagnano lo svilupparsi di sentimenti e relazioni fra i personaggi: Dana si fa benvolere nel gruppo di amiche di Naama procurando loro dell’erba; il primo momento di intimità esclusiva fra lei e Naama è marcato dalla condivisione di preziosi cristalli di ecstasy (“è la prima volta?”, chiede Dana; “allora dovresti essere a casa con me quando succede”).
Il significato dell’evento non sfugge alle amiche, che lamentano: “vi siete drogate da sole, senza dirci niente?”. Più avanti, il rifiuto di accettare una canna dall’altra è il primo segnale di distacco emotivo fra le due; e quando Dana abbandona Naama durante una festa per appartarsi con la propria ex, le offre quasi comicamente della droga a titolo di consolazione, raccomandando di condividerla anche con le amiche.
In tutto questo, fra un primo bacio sull’altalena e il primo “viaggio” interrotto dall’arrivo imprevisto della mamma di Naama, fra chiome foltissime e occhiali da sole a forma di cuore, il film e le protagoniste mantengono una freschezza e ingenuità che rende il racconto di questo primo amore davvero accattivante.
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