«Gli accordi si rispettano, ora basta».
Così si è chiusa l’inaugurazione dell’Anno Accademico dell’Alma Mater Studiorum: il Magnifico Rettore Giovanni Molari che interrompe il secondo intervento delle attiviste delle Giovani Palestinesi, e toglie loro il microfono, dopo aver sentito pronunciare che l’Università di Bologna e lui hanno «Le mani sporche di sangue». Molari ha proseguito affermando che «L’atteggiamento di rispetto riguarda il diritto di parlare e anche di lasciar finire a me questa giornata», non rendendosi conto di aver appena usato il suo potere per togliere la parola a chi solitamente non ce l’ha. Un atteggiamento repressivo che fa il paio con quello della polizia – più volte ringraziata dal Rettore – che da settimane risponde alle proteste con i manganelli, cosa successa anche ieri. Un gesto deprecabile che arriva dopo una giornata di dissenso nei confronti della tarda presa di posizione dell’ateneo – solo martedì il senato accademico ha infatti approvato la richiesta di cessate il fuoco avanzata fin dal mese di novembre, non prendendo in considerazione la possibilità di interrompere gli accordi con aziende ed enti israeliani. Qualcunǝ potrebbe rispondere che sul palco il rappresentante del personale tecnico-amministrativo, Federico Barbino, e la rappresentante dellǝ studenti, Francesca Saccardi, hanno avuto la possibilità di esprimere il loro dissenso rispetto alla pavidità della governance di Unibo. Si avrebbe ragione se non ci fosse un costante silenziamento delle posizioni pro-Palestina, se ogni spazio di dibattito non venisse costantemente puntellato di “sé” e di “ma” o se ogni simbolo non venisse nascosto: come richiesto sempre da Molari ieri in merito alla kefiah appoggiata da Saccardi sul leggio. La cosa ancora più grave e inquietante è che ciò avvenga nel luogo deputato al pensiero, al dibattito e alla ricerca del sapere.
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