La fiaba di Cenerentola ha origini antiche: la si incontra già nella Cina del VII secolo d.C., e in una versione italiana di Giambattista Basile del 1600 circa, rielaborata anche in Germania e Russia. Charles Perrault non sarebbe stato altro che l’ennesimo autore, relativamente moderno, a cimentarsi con la fiaba e, a quanto pare, neanche l’ultimo. L’americana Olive Beaupre Miller, fra ‘800 e ‘900, ha adattato un racconto dello storico greco Strabone narrando di Rhodopis, la Cenerentola egiziana che a, causa della sua carnagione chiara, è diversa, indegna di servire nelle case ed è obbligata ai lavori più umilianti, lontana dagli occhi di tuttə. Spesso balla e canta e, quando il suo padrone la scorge nei campi, rimane così colpito da regalarle un paio di preziosi calzari. Il faraone Amasis (XXVI dinastia, realmente esistito) organizza un ballo; le altre schiave, gelose, le impediscono di presenziare e lei si strugge sulle rive del Nilo. Di lì passa il dio Horus che le ruba un calzare e lo lancia ai piedi del sovrano. Per lui, un segno del destino: la ragazza capace di indossarlo diventerà sua sposa. Rhodopis accorre e calza ciò che è suo: «Lei è la più egiziana di tutte. Ha occhi chiari come il Nilo», afferma il faraone. Molti siti alludono, senza citarli davvero come fonti, a papiri in cui il faraone avrebbe realmente sposato una sua schiava: in realtà, questa versione ha più o meno 100 anni e quasi nessun elemento in comune con il racconto originale di Strabone.

Illustrazione di Claudia Tarabella