Dopo l’adesione al governo di stampo europeista capitanato da Draghi, Salvini aveva bisogno di aggiustare il tiro. L’elettorato leghista andava rassicurato sul piano identitario. Per correre ai ripari è stato sufficiente volare a Budapest per un incontro con Orbán e Morawiecki (il primo ministro polacco) e intestarsi la volontà di creare un «nuovo rinascimento sovranista».
La luce in fondo al tunnel della pandemia non dovrebbe distrarci da un probabile effetto Doppler: se da un lato la maggioranza dell’opinione pubblica registrata dai sondaggi si è mostrata vicina alle scelte di governo, dall’altro passata l’emergenza sanitaria ci si troverà a fare i conti con quella economica.
Senza scomodare Dylan Matthews, che nel 2018 fece scalpore con un’analisi che metteva in luce come le politiche di austerity favorirono l’ascesa del regime nazista, non è difficile immaginare che la probabile crisi occupazionale avrà un impatto nell’ascesa delle opposizioni e in particolare di quelle forze politiche che giocano sulla vendita rassicurante di un pacchetto identitario. Il rischio di un’ondata reazionaria estesa, già in crescita prima dell’avvento del Covid, è più che tangibile: è forse inevitabile. Gli strumenti a disposizione non sono molti e, purtroppo, si sa che in momenti di crisi i diritti civili e umani sono quelli cui si abdica con più facilità in nome di temi più urgenti: per chi non fa parte di una minoranza oppressa, ovviamente.
Immagine da linkiesta.it
Perseguitaci