La militanza, o l’attivismo, se si preferisce un surrogato meno aggressivo, contraddistingue da che ne ho memoria l’operato di gruppi omosessuali più o meno organizzati. Cambiano le priorità e le emergenze, ma è sempre possibile individuare una matrice comune a tutte le epoche. Parlo di epoche a partire dalla mia, che sono nato nel 1968, non di quando vigeva una scellerata illegalità che costringeva tutti alla clandestinità e in cui l’orizzonte era talmente limitato che l’omosessualità era appannaggio solo dei ricchi.

All’inizio degli anni ‘90, precisamente nel 1994, fu esattamente il periodo in cui mi ritrovai coinvolto in tutte le dinamiche dell’attivismo di cui sopra. Iniziai a lavorare al Cassero. Negli anni ricoprii molti ruoli. Il movimento LGBT+, tra oltranzismi, sborsettate e primedonne, riuscì ad organizzare il primo Pride (nazionale) a Roma. L’anno successivo l’abbiamo fatto a Bologna. Erano anni in cui i matrimoni tra persone dello stesso sesso li simulavamo. Magari in pubblici eventi, in piazze importanti, con assessori coinvolti come testimoni di ciò che l’Italia si rifiutava di riconoscere.

Erano anni ancora molto bui riguardo i progressi in campo medico in fatto di Hiv-Aids. E su questo fronte, devo ammettere, ho visto più creatività e coraggio di quanto ne ritenessi possibili. Un pomeriggio l’intero staff del circolo decise di decolorarsi i capelli. Ebbene sì, lo abbiamo fatto tutti insieme e aiutandoci a vicenda.

Quando fu assodato che uno straccetto addosso e una gatta morta in testa transformavano ognuno di noi in una star nacquero The Italian Miss Alternative e altre amene iniziative della Maison tra cui un piccolo gruppo di intrattenimento en travestì che rallegrava alcuni pomeriggi della casa alloggio gestita dalla Lila.

Si fa presto a dire gruppo di attivisti, ma a coglierne un ulteriore aspetto politico è stato Sergio Lo Giudice, in quel periodo presidente del Cassero, che coniò la sigla Angels – Azione Nonviolenta Gay E Lesbiche di Sinistra. Furono stampate delle magliette. E ricordo bene una delle nostre azioni contro una farmacia di via Massarenti che si rifiutava di tenere i condom esposti al banco. Entrammo uno alla volta chiedendo a voce alta i profilattici e poi rimanemmo lì fuori qualche ora a distribuire volantini. Il bigottismo del farmacista cedette.

Sembra assurdo, ma se ragionando con un facinoroso o con un uomo in divisa indossi l’acconciatura di Dalida, in seguito ti chiederai chi ha avuto la meglio, tu o la parrucca. Anche se oggi sembra di essere tanto lontani da quei tempi e da quei temi, credo ci sia sempre bisogno di gruppi motivati che aiutino la maggioranza silenziosa a superare le insidie di certo moralismo.

Ho sbirciato tra le nuove leve e ho notato che le decolorazioni, le gatte morte e gli straccetti sono dei punti di forza, ancora oggi. Rodati strumenti per un team building omosessuale.

pubblicato sul numero 33 della Falla – marzo 2018

immagine realizzata da Vinnie Palombino del collettivo artistico Gli Infanti