Presentazione del fumetto P. La mia adolescenza Trans
Per il ciclo di incontri di Gender Bender 2019, si è tenuta, il 26 ottobre alla Libreria delle donne, la presentazione del nuovo libro di Fumettibrutti, alias Josephine Yole Signorelli. L’autrice ha dialogato con Samuel Spano, fumettista, e Antonia Caruso, attivista transfemminista.
La mia adolescenza trans, si classifica fin dal titolo come spiazzante. Non per coincidenza infatti è diventato un caso editoriale: dato l’enorme successo dell’autrice, prima su internet e poi con Romanzo esplicito (Feltrinelli 2018), non stupisce che dopo due sole settimane dall’uscita, a metà settembre, fossero già esaurite le copie della prima tiratura. Rispetto al libro precedente questo risulta più organico nel contenuto, e il suo scopo è raccontare e condividere l’esperienza dell’autrice e la sua presa di coscienza come persona trans*, tramite il ricorso a temi che ne caratterizzano anche le vignette online. Fra questi spiccano le esperienze sessuali, tramite cui l’autrice ha l’opportunità di analizzarsi. Ne spiega la sua visione per la quale l’atto sessuale assume funzione liberatoria, particolarmente nei confronti dei dogmi religiosi o dei costrutti sociali che instillano in ciascuno di noi la vergogna e il pudore dei corpi.
Durante la presentazione, la rievocazione del percorso affrontato per realizzare il libro si è intrecciata con un vivace confronto fra i convenuti, nel quale sono stati esplorati e toccati vari punti dell’esperienza trans*.
Fumettibrutti ha raccontato come nel suo libro precedente ognuno si potesse riconoscere, perchè l’amore, ma specialmente il dolore che esso provoca, è un’esperienza universale. È in questa prospettiva che il nuovo libro, a suo avviso, rappresenta un passo avanti, orientato com’è a raccontare la scoperta e la consapevolezza della sua identità di genere.
Lo sguardo retrospettivo verso un capitolo di vita non ancora del tutto chiuso, ovvero la sua transizione, ha reso la realizzazione di P. molto difficile. L’opera racchiude molta della sofferenza di Yole e proprio il ruolo del dolore nella narrazione delle esistenze trans* è stato un tema molto discusso durante la presentazione. Gli interlocutori hanno innanzitutto cercato di decostruire la narrazione mainstream del dolore, secondo cui una persona può definirsi trans* solo in base al grado di sofferenza subita e all’accettazione della retorica del corpo sbagliato. Inoltre, si è posto in risalto come la vittimizzazione del soggetto, che deriva da questa enfasi sulla sofferenza, generi spesso una distanza emotiva nell’altro. Al contrario, un tratto su cui un ampio pubblico può empatizzare è il desiderio di autodeterminazione, perché nonostante tutte le persone trans* subiscano una narrazione imposta dall’esterno nella quale non si riconoscono, ciò accade in realtà anche a molte altre persone, per i più svariati motivi e a prescindere dalla loro identità di genere.
Josephine non si dichiara un’attivista. Alla domanda: «Perché adesso [questo libro n.d.r.]?» risponde che non riteneva necessario il suo coming out, ma dato il clima attuale ha pensato che fosse il momento, nonostante la realizzazione molto sofferta. Le persone che hanno ricevuto un supporto da quest’opera sono tantissime, e, come Yole stessa ha ricordato, anche a lei sarebbe stata utile, nei suoi 15 anni. Si vagheggia anche l’esistenza di un mondo dove le persone possano semplicemente prendersi cura di loro stesse senza etichette, come fa il suo alter ego nel libro. Non voleva cancellare P., ma rivendicarl* perché non fosse cancellat*.
Emerge pertanto chiaramente la necessità di autori queer, trans* che riescano a pubblicare e si dichiarino tali. A prescindere dal contenuto delle opere, che si limitino a riportare un’esperienza come fatto da Fumettibrutti o che attraverso di esse si voglia consapevolmente fare attivismo, il messaggio politico che ne deriva è potentissimo.
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