Tanta roba, non c’è che dire. Tanta roba LGBT+ sta succedendo in questo 2016, gioie e dolori, orrori grandi e piccoli, pezzetti di società civile. Motivi di Orgoglio, esempi di Coraggio e testimonianze di Dignità, occasioni per piccole osservazioni rapsodiche sulle dangerous liasons che possono esserci tra queste tre Qualità, al negativo in alcuni casi. Un vortice emotivo e di sostanza non da poco che frulla le varie lettere della comunità rainbow.

A ogni latitudine, dalla Danimarca dove, dopo lo ‘scherzo’ di The Danish Girl, hanno pensato bene di fare veramente sul serio rimuovendo il transessualismo dalla lista delle malattie mentali. Alla Norvegia, quarto paese al mondo (dopo Danimarca, Irlanda e Malta) ad aver riconosciuto il diritto all’autodeterminazione di genere per le persone transgender. Ci sarebbe da essere orgoglios* di essere danes*, norveges*…

Noi invece accontentiamoci delle Unioni Civili. Testimonianza di meschina arroganza di un vasto bestiario umano che nulla, o poco, eccepisce sul riconoscimento di diritti concreti, di vita pratica (reversibilità per esempio) salvo poi mortificare la capacità razionale del genere umano, filosofeggiando alla cazzo su strutture sociali, natura e puttanate varie per sancire, de iure, l’uso esclusivo di un istituto e che alcune persone sono degne di usarlo e altre no. Ci vuole del coraggio e ben poco da essere orgoglios* di essere italian*.

Eppure un piccolo motivo di Orgoglio c’è, italiano e addirittura bolognese, perché il VI Consiglio Europeo Transgender (TGEU) ha svolto i propri lavori di giugno nel cuore della città, elaborando proposte, politiche, ascoltando testimonianze di soprusi, violenze e negazioni per capire quanto ci sia ancora da lavorare in Europa e nel mondo, nonostante le tante isole felici che iniziano ad affiorare. Bologna non è stata “la capitale europea dei trans” (Il Resto del Carlino, 8/5/15), è stata una vera palestra di consapevolezza politica delle nostre identità, dell’essere Persona e, come tale, titolare di diritti.

Perché ci vuole coraggio a dirti che non ci sia una legge che autorizzi a vestirsi da donna sul posto di lavoro se i documenti indicano sesso maschile. Il Coraggio si può agire per incoscienza, con cognizione di causa o per becera insipienza ma, comunque, va agito. Sul palco del Primo Maggio a Bologna ho visto invece qualche cosa che non si agisce, qualche cosa che si ha o non si ha, la Dignità, e io ho visto quella di Rossana. La stessa Dignità che ho ritrovato, condiviso e vissuto come volontaria al TGEU. Con Orgoglio.

Dignità e orgoglio che diventano le fondamenta del coraggio che potresti aver bisogno per esercitare la tua libertà. Bologna.repubblica.it spara il botto: analizzando ‘i social’, si scopre che Bologna ha perso aura e fama di città friendly, si dimentica della Nobile rivoluzione che la portò a eleggere a una carica pubblica, prima al mondo, una persona transessuale e si ritrova a occupare, vergognosamente, il terzo posto per omofobia tra i capoluoghi di regione.

Ironia della sorte, la stessa edizione spara un altro botto, significativo per fonte e inequivocabilità. Se la Sala Stampa vaticana, nella dichiarazione ufficiale (13 giugno) sui fatti di Orlando, si augura “che si possano individuare e contrastare efficacemente al più presto le cause di questa violenza orribile e assurda”, l’arcivescovo di Bologna, con il semplice Coraggio di una certa onestà intellettuale, dimostra che non ci sia niente da cercare ma solo da agire: “La lotta contro l’omofobia e la lotta contro la violenza alle donne”. Amen.

pubblicato sul numero 17 della Falla – luglio/agosto/settembre 2016

illustrazione realizzata da Bruma e Miele