Abbiamo un problema in Italia e non è la lentezza burocratica. Abbiamo un problema in Italia che poco ha a che fare con il referendum costituzionale che avrebbe voluto snellire le nostre procedure legislative e velocizzare il raggiungimento di certi diritti. Abbiamo un problema forse addirittura più grande di quella cultura intrinsecamente misogina e sessista che cerchiamo di combattere ogni giorno.

Abbiamo un problema coi provvedimenti e la loro realizzazione, come con la legge sull’aborto: proprio quando pensavamo di riuscire ad aggiornarla ci ritroviamo a doverla parallelamente difendere. Ma soprattutto abbiamo un problema con le normative e i loro perpetui rinvii, come accade per quelle sull’eutanasia – che i cittadini italiani devono rincorrere in Svizzera – e altresì per quella contro l’omo-transfobia che in veste di ddl Scalfarotto, nella sua scarsità e pochezza di contenuti, è ferma da quattro anni o, come nel caso di alcune regioni che la depositarono su invito del Parlamento Europeo tra il 2006 (nell’Emilia Romagna) e il 2007 (in Piemonte e Umbria), anche da più di dieci. Abbiamo un problema di ipocrisia, di un paese che celebra le unioni civili ma allo stesso tempo definisce l’omofobia libertà di opinione, d’un popolo che nel 2017 si accorge della gravità del bullismo nelle scuole solo perché ora le violenze avvengono sui social.

Abbiamo un problema in Italia e non è la lentezza burocratica. Ma la sinistra, che non c’è. La sinistra alla quale storicamente si guardava per la capacità di analizzare e cambiare la realtà con forza e decisione, e che ormai è solo una bandiera che qualche politico ha ancora il coraggio di tenere in mano mentre deposita leggi per inerzia, leggi che non ha alcuna volontà di realizzare se non quando capiterà, sempre per caso. Una sinistra, ahinoi, che la nostra destra non pare avere alcuna intenzione di sostituire nel compito.

pubblicato sul numero 24 della Falla – aprile 2017