In previsione dell’inquietante notte di Halloween, il Gender Bender Festival 2016 ha offerto la visione della commedia romantica tedesca diretta da Tor Iben Where are you going, Habibi?
Ibrahim, detto Ibo, è il classico bravo ragazzo: belloccio, studioso e pacato. Nato in una famiglia turca immigrata a Berlino vive le sue giornate in una città insolitamente a passo d’uomo alla ricerca, sin dall’inizio del film, di un lavoro che risponda alla sua freschissima laurea in architettura. Ha un solo neo, questo turco: è omosessuale. Ovviamente non dichiarato per via del tradizionalismo della famiglia d’origine, lavora di nascosto in un cinema gay a luci rosse. Questo è l’equilibrio di partenza della commedia romantica proposta da Tor Iben che accenna solo di sfuggita, e con non poca ironia, alle problematiche sociali derivate dall’essere un immigrato in una capitale straniera (il desiderio nostalgico del padre di allevare canarini nell’inadeguato clima tedesco, la difficoltà di trovare lavoro per una persona dal cognome turco…), per concentrarsi a pieno ritmo sulla personalità di Ibrahim che, determinato, sembra essere semplicemente un ragazzo come tanti che insegue i propri sogni.
A rompere la stasi di partenza giunge Alexander, biondo prestante e criminoso tedesco che fin dalla sua prima entrata in scena si classifica come bad boy inseguito dalla polizia. È anche chiaramente, sfacciatamente e ostentatamente eterosessuale. Nella più totale banalità narrativa, che tanto ci è cara nella commedia, Ibo se ne invaghisce, malgrado ancora una volta il regista depisti l’attesa dello spettatore circa la piega che prenderanno le vicende: non aspettatevi certo una dicotomia vittima-carnefice. Ibrahim comprende bene la situazione e sa quello che vuole mentre Ali sembra ammiccare all’ironia della sorte che li ha avvicinati e agli apprezzamenti neppure troppo velati del nostro architetto. Il quale finirà per iscriversi al medesimo corso di pugilato solo per poter vedere Ali, e per ritrovarsi, poi, a prendersi cura dell’avventanto ragazzaccio a seguito di un’aggressione, rifilandogli delle polpette svedesi cucinate amorevolmente. Ma come sappiamo non può essere tutto rose e fiori, deve esserci un distacco!
Così un outing rompe l’equilibrio familiare, un equivoco allontana i protagonisti e ha inizio la discesa agli inferi. In questo frangente emergono due personaggi che permetteranno la risoluzione delle vicende: lo zio di Ibo (fratello del padre) e la moglie. Lui un intellettuale regista teatrale che si fa portavoce di una cultura molto progressista; lei una classica signora turca, vestita di damasco, depositaria archetipica della saggezza materna, che con sguardi maliziosi comprende l’animo delle persone e sa indirizzarle verso ciò che davvero vogliono. Riusciranno gli improbabili protagonisti di questa love story moderna a riconciliarsi? La famiglia di Ibo supererà la scoperta dell’omosessualità del figlio, o continuerà a zittirsi nell’imbarazzo mentre televisioni e radio, in sottofondo, esaltano il sindaco gay di Berlino o il giocatore di calcio turco che è riuscito nel suo coming out? Inoltre quelle polpette, le köttbullar, la cui ricetta è stata data a Ibrahim dal suo ragazzo precedente (che è dovuto partire per la Svezia), e che lui continua a rifilare a ogni personaggio, riusciranno a fungere da improbabile collante? Una commedia romantica, classica ma ben riuscita, il cui titolo svela la domanda chiave del film, che scivolerà fuori dalle labbra più inattese.
Per saperne di più
Il programma di cinema di Gender Bender 2016
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