Gender Bender International Festival presenta, questa sera alle 21:00 e domani pomeriggio alle 16:00 presso Teatri di Vita, la prima nazionale di No Lander, un lavoro coreografico ispirato ai temi del viaggio, del ritorno, della ricerca di una casa e di un’identità. Abbiamo chiesto all’autore, il coreografo Riccardo Buscarini, di illustrarcene alcuni aspetti.

Parlaci di No Lander, la performance che presenti in prima nazionale per Gender Bender 2016. Quanto nasce da un’esigenza personale e quanto è dettata dall’attualità più drammatica la scelta di temi complessi come il viaggio, le radici, la ricerca di una casa?

L’idea nasce nel 2013, nella cornice del progetto internazionale di ricerca ArtsCross London 2013, una collaborazione tra la Beijing Dance Academy di Pechino, la Taipei University of the Arts di Taiwan e la Middlesex University di Londra. Il tema del progetto era appunto Leaving home: being elsewhere quindi “lasciare casa: essere altrove”. La mia risposta a questo scambio culturale tra danzatori e coreografi dei tre stati – Cina, Taiwan e UK – è stata dare loro l’opportunità di lavorare su uno dei grandi racconti dell’Occidente. E naturalmente c’è un aspetto anche autobiografico in questo lavoro, nella ricerca delle proprie radici da italiano emigrato quale sono, un aspetto che coincide con la ricerca della propria identità, del proprio posto nel mondo, che credo sia comunque uno dei grandi temi dell’essere umano.

Uno dei riferimenti poetici di questo tuo lavoro sembra essere l’Odissea di Omero, un classico immortale. A parte questo, da quali altri punti di partenza artistici hai preso le mosse per la creazione di No Lander?

Sì, l’Odissea è senz’altro l’ispirazione che dà una cornice estetica a questo lavoro, o meglio una delle cornici estetiche di questo lavoro, che non è un lavoro narrativo, non segue il percorso narrativo del poema omerico, ma costruisce un paesaggio emozionale ispirato anche ai fregi di Fidia, degli scultori greci, ai vasi e alle antiche ceramiche, alla lotta greco-romana, e alle pitture rupestri in alcuni aspetti del disegno luci. Anche diverse opere di Rodin sono state di grande ispirazione per il lavoro, in cui il movimento è certamente molto scultoreo, nonché il celebre quadro di Théodore Géricault “La zattera della Medusa”, conservato al Louvre di Parigi, che è poi il dipinto di un naufragio. Da un punto di vista iconografico il tema è proprio quello del naufragio, tutto ciò che è legato al mare e al naufragio costituisce sotto questo aspetto l’ispirazione di No Lander. Sotto il profilo estetico c’è un taglio naturalmente molto più contemporaneo e industriale soprattutto nelle luci.

Il tema dei migranti e la visione del Mediterraneo come di una tomba sembrano essere centrali in No Lander: in che modo hai gestito l’emotività ad essi connessa per comunicarla allo spettatore?

Mi piace pensare che il Mediterraneo sia una culla che diventa anche tomba. La culla dell’Europa che nasce, di questo grande insieme di civiltà che in un certo senso hanno qualcosa in comune e si supportano, ma sono anche diverse, differenti e indifferenti, e quindi ecco il Mediterraneo che ne diventa tomba, coprendo in qualche modo tutte le età della vita. Dal punto di vista dell’emotività No Lander tende molto a rimuovere. L’immaginario che usiamo per rendere questo lavoro più morbido, meno duro, meno distaccato è l’immaginario della cecità, è l’idea del buio, dei corpi che escono dal buio e cercano di aggrapparsi a qualsiasi cosa trovano, a un’identità, ad uno scoglio, ad un’altra persona, a una parte del corpo.

Torsioni scultoree in uno spazio scenico dall’illuminazione quasi industriale. Cosa ci aspetta dal punto di vista visivo questa sera?

C’è, come accennavo prima, l’idea dello spazio industriale vuoto, del non sapere, del non conoscere, dell’essere curiosi in uno spazio vuoto (curiosità che appartiene ad Ulisse, tanto quanto gli appartiene il naufragio, entrambi temi alle basi dell’estetica di questo lavoro) . Quindi lo spazio è completamente libero, buio, ci sono pochissime luci, usate anche in maniera da far risaltare lo spazio scenico vuoto e quindi l’architettura in sé del teatro. Anche i costumi sono semplicissimi: indumenti sportivi, neri, eleganti, che tendono quasi ad annullare differenze e identità, nel senso che i cinque danzatori potrebbero essere chiunque e c’è uno scambio costante di identità tra di loro.

No Lander sarà replicato martedì 1 novembre alle ore 16, presso Teatri di Vita (via Emilia Ponente, 485 – Bologna). Ingresso 15 €; ridotti: 13 € (Socio COOP), 9 € (GB Card, under 30 e studenti UNIBO con badge).

Foto di Veronica Billi

Per saperne di più

Trailer di No Lander

Il programma di danza di Gender Bender

Il programma completo di Gender Bender 2016

Il sito ufficiale di Gender Bender