Joy Alpuerto Ritter – artista di origini filippine, nata a Los Angeles ma cresciuta in Germania – ha portato a Gender Bender ’21 il suo Alter egos, one woman show in cui l’autrice-coreografa cala sul palco tutte le maschere che indossiamo ogni giorno. Un condensato di quotidianità personalissima e condivisa della durata di circa 40 minuti che invita costantemente a porre attenzione alle differenze e alle unicità. 

Fabian Bleisch – light designer per danza, performance e teatro – espone l’artista in piena luce fino a renderla quasi vulnerabile, per poi nasconderla con una fotografia a tratti buia e intima. Ritter sa trasformarsi continuamente, seguendo i frequenti cambi di scena, capace però di rimanere sempre scarna, essenziale. Al centro resta il corpo – suo e di ognun* di noi – che nella danza muta a ogni movimento: un solo gesto trasmette sensazioni anche molto lontane fra loro. Escono tanti io differenti, sia in rapporto alla nostra dimensione più intima e privata, sia in relazione al mondo esterno e alle relazioni interpersonali che viviamo. Ritter risulta incredibilmente coinvolgente e capace di generare empatia in chi la osserva muoversi. 

È così padrona del corpo e dello spazio da far riconoscere immediatamente la gavetta fatta con il Cirque du Soleil: definire il suo lavoro solo uno spettacolo di danza sarebbe riduttivo. Vincenzo Lamagna e Yaron Engler firmano le musiche della performance, varie e dinamiche come la vita di tutti i giorni: una teoria incalzante di frammenti che cuciti insieme, uno di fila all’altro, rappresentano in modo perfetto non solo il quotidiano ma le varie anime che lo abitano

Sul palco, molte di queste anime sono legate a sorrisi. Sorrisi di tutti i tipi: alcuni autentici, altri finti e visibilmente costruiti. Il tema delle maschere in Alter egos è centrale e tocca sia quelle che noi indossiamo per mostrarci al mondo, sia quelle che ci calchiamo addosso per nasconderci a noi stess*.

Alter ego è una locuzione latina che indica qualcun* autorizzata ad agire in nome e per conto di un’altr*, ma in ambito letterario e psichico-clinico spesso fa riferimento a una seconda personalità all’interno della stessa persona, con caratteristiche anche molto diverse dalla prima. Ritter sceglie di aggiungere una “s” nel titolo, come nell’uso del plurale in inglese. Ecco che così le personalità rappresentate non sono più due ma infinite, tutte costantemente in bilico tra desiderio di autenticità e accettazione sociale

Carl Jung utilizzava questa locuzione latina sostenendo che in ognuno di noi c’è qualcuno che non conosciamo; allora, forse, Alter egos può davvero diventare uno strumento per la scoperta di sé e delle varie identità che albergano in ogni animo.

La danza e il teatro quali modalità di cambiamento per sentirsi meglio, come sostenuto dalla coreografa e danzaterapeuta argentina Maria Fux. Vere e proprie palestre per allenarsi a liberare le emozioni e a osservare sé stessi e gli altri privi di pregiudizi; alla riscoperta – attraverso la musica, i movimenti, le immagini e gli oggetti – della propria realtà quotidiana. Potrebbe non essere un caso che in una società dove impera l’apparenza, a Bergamo, in contemporanea all’anteprima nazionale di Alter egos a Gender Bender il 9 settembre, ci sia stata anche la première di Overtour, all’Orlando Festival Danza Estate. Il film-reportage del regista Andrea Zanoli racconta il lavoro di ricerca artistica della coreografa Silvia Gribaudi: una ricerca sulle donne over 60 (alcune bolognesi) e sui corpi considerati troppo spesso insoliti e invisibili e sul loro continuo mutare. E probabilmente non è neanche un caso che questi percorsi alla riscoperta di sé siano condotti sempre più frequentemente  da psicolog* espert* in musicoterapia. Non lo è nemmeno il fatto che da alcuni anni si stia delineando la psicoterapia a indirizzo analitico transazionale con una formazione in movimento-terapia e danza sensibile. Questi nuovi sviluppi sono un’ulteriore  testimonianza di come i linguaggi espressivi del movimento ci possono davvero aiutare a riconoscere e ampliare le nostre risorse creative e personali.

Immagine di copertina da gay.it, immagine nel testo da oooh.events e da mymovies.it