TORNA LESBICX

Torna Lesbicx, il nuovo centro vitale del femminismo lesbico intersezionale che ha visto i natali a febbraio 2019, con una prima edizione organizzata a Bologna dall’associazione Lesbiche Bologna. Dal sei all’otto dicembre si terrà un’altra tre giorni dedicata alla consapevolezza dell’identità lesbica italiana e non solo. La spinta propulsiva della prima edizione non poteva che irrompere in questa seconda esperienza, e il fatto che si sia alla seconda nel giro di meno di un anno la dice lunga sulla volontà di emersione di tutte quelle soggettività lesbiche che si erano sentite escluse e sovradeterminate dall’ascesa mediatica, manipolatrice ed eterodiretta, dell’associazione Arcilesbica.

Il titolo dell’evento esprime chiaramente tutto questo: Non era previsto che sopravvivessimo. Le parole, riprese da Audre Lorde, poeta afroamericana e lesbica, stanno proprio a indicare l’energia e l’ambito tematico di questa esperienza. Roberta Padovano, storica militante dell’associazione Maurice GLBTQ e padrona di casa per l’edizione torinese, mette subito in chiaro che «Torino è una città dove sono accadute e accadono cose importanti per il movimento LGBT+, ma è anche la città dove vive una comunità lesbica ricca e variegata. E il nostro Lesbicx è anche un evento di comunità, di quella che c’è e di quella che vogliamo contribuire a costruire, in cui si pratichi l’antirazzismo, vigilando al proprio interno innanzitutto, in cui si pratichi l’intersezionalità reale, ma anche l’internazionalismo»

Nella notte tra il 3 e il 4 dicembre la città è già stata invasa da un primo atto simbolico sulla linea di una pratica diffusa già da Nudm: l’affissione di targhe toponomastiche intitolate ad attiviste femministe e lesbiche. «La toponomastica è molto importante – ha affermato Roberta Padovano – perché è anche su di essa che si costruisce l’immaginario della storia. E le nostre strade sono troppo piene di generali e condottieri, mentre la nostra storia, di tutte e di tutti, è fatta anche da donne che hanno aperto il cammino di liberazione per i diritti civili, per le arti, per il cinema, per la letteratura».

Il programma sarà fitto di conferenze, performance, proiezioni e panel circa gli svariati aspetti politici e identitari che vanno sondati e di cui ci si deve riappropriare, data la mistificazione mediatica precedente. A chiarire la natura del tutto intersezionale, autodeterminata e inclusiva di Lesbicx basti citare l’incontro Ztl – zona trans lesbica con il panel legato alla creazione di nuovi immaginari, operazione fondamentale per tutte le soggettività minoritarie, La fabbrica (lesbica?) dei sogni.

«Per me Lesbicx non è un processo reattivo, ma costruttivo. – Afferma Paola Guazzo, tra le organizzatrici di Lesbicx – L’incancrenirsi su posizioni di aut-aut di una parte del nostro movimento in questi anni (no gpa, atteggiamento di negazione verso le complessità delle vite trans, un radicalismo femminista che non tiene conto di questioni di classe, per esempio) ha portato spesso a reagire sui social e nei luoghi reali senza accurate riflessioni. Non interessa a Lesbicx la logica dello schieramento a tutti i costi -pro o -contro questioni che vanno invece districate pazientemente, mediante la lettura, l’ascolto, un lavoro culturale non elitario ma capillare, profondo, in divenire. Solo con questo processo di riflessione possono nascere buona politica e buone pratiche. La fretta reattiva non porta risultati se non esplosioni del breve periodo. A Lesbicx Torino ho scelto di curare, insieme alla compagna Sonia Zammitti, una performance con varie poete. È la prima volta che scelgo altro ritmo e altro metro rispetto al lavoro politico-culturale normalmente inteso. Ho scelto di lavorare nel difficile interstizio dove le parole non danno facili certezze, sono evocative, fanno i conti con sensazioni e immagini non fissabili dal linguaggio che usiamo comunemente per comunicare. Un’altra forma di comunicazione che sia anche espressione. Difficile libertà, quella delle avanguardie poetiche che ci dicono – con Benjamin – che ogni rivoluzione parte sempre dal linguaggio. Sia o non sia solo come rito lustrale dopo tanta immersione in parole subite, in definizioni spacciate come assolute, la poesia riprende un suo spazio. E in fondo poiesis in greco rimanda al fare, a un fare profondo, fondante. Questo il mio lavoro per Lesbicx, che è anche un auspicio per il futuro».

Oltre a questo, svariati interventi su disabilità, emarginazione, migrazioni e non solo. L’ultima giornata, come fu in precedenza per l’edizione bolognese, sarà dedicata alla discussione assembleare delle questioni emerse in precedenza. Con tavoli tematici e restituzione in plenaria.

Per ogni informazione su Lesbicx basta visitare la pagina facebook dell’evento:  https://www.facebook.com/events/1437520743071220/