PROTO-FEMMINISTE IN GIACCA EDOARDIANA

Al termine della seconda guerra mondiale, Londra – come la maggior parte delle capitali europee dell’epoca – attraversò un dopoguerra travagliato. L’austerità la faceva da padrona, mentre si cercava una via di uscita dal periodo più buio della storia del novecento. Nacque così, all’inizio degli anni ’50, la prima sottocultura giovanile inglese. Le strade di Londra si riempirono di Teddy boys e Teddy girls, gruppi formati per lo più da componenti della giovane classe operaia. Proponevano un modello estetico che avrebbe aperto la porta, un decennio più tardi, a quello dell’epoca di ribellione per eccellenza, quella degli anni ’60. Il termine “Teddy” deriva dalla rivisitazione della moda dandy di epoca edoardiana (re Edward VII, ovvero Ted, ovvero Teddy, che regnò dal 1901 al 1910) riproposto dai sarti di Savile Row, strada dove ancora oggi hanno sede alcuni dei laboratori di sartoria più noti al mondo. Uno stile vintage, diremmo oggi. Noti in tutta la città a causa delle adunate in cui vere e proprie gang si fronteggiavano tra loro, i Teddy boys avevano un lato molto violento, che li portò a compiere vere e proprie spedizioni punitive a sfondo razziale, in particolar modo nella West London, per poi sfociare negli scontri di Notting Hill del 1958. 

Ma, in realtà, le vere protagoniste di questa sottocultura furono le giovani Teddy girls. Erano giovani adolescenti che, abbandonati gli studi, si sottrassero al controllo della sfera domestica a favore del lavoro e dell’indipendenza economica. Con pochi soldi in tasca, ma un grande desiderio di auto-rappresentarsi, le Teddy girls presero d’assalto i mercatini dell’usato di Portobello Road, e la rivoluzione fu proprio nelle scelte che fecero. Mentre le case di moda proponevano silhouette estremamente femminili per riportare in auge la figura della donna tradizionale dopo la guerra, che aveva scompaginato le carte rispetto ai ruoli sociali e alle mansioni lavorative, le Judies (altro nome delle Teddy girls) erano operaie e indossavano i pantaloni durante le ore di lavoro. Quindi perché non indossarli anche al di fuori della fabbrica? Camicie, pantaloni e giacche in tweed maschili divennero la divisa di queste donne, vestite esattamente come i loro coetanei uomini. Tra le macerie di Londra si imponeva l’androginia. 

La cultura Teddy venne ben presto soppiantata da quella dei Mods, e di questo movimento rimase solo il ricordo violento e balordo dei Teddy boys. Le Teddy girls caddero nell’oblio. Per riscoprirle, bisognerà aspettare fino al 2005, anno in cui furono resi pubblici gli scatti del regista e fotografo Ken Russel sulla Londa postbellica. Tra queste fotografie, spiccano quelle raffiguranti le Teddy girls e tutti, improvvisamente, hanno iniziato a chiedersi chi fossero quelle ragazze dagli abiti maschili e dallo sguardo che la diceva lunga.

Pubblicato sul numero 48 della Falla, ottobre 2019