Diritti inattesi di un secolo fa
Art. 2 “La Repubblica del Carnaro è una democrazia diretta […]. Essa conferma perciò la sovranità collettiva di tutti i cittadini senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di classe e di religione […]”.
Art. 5 “La Costituzione garantisce inoltre a tutti i cittadini, senza distinzione di sesso, l’istruzione primaria, il lavoro compensato con un minimo di salario sufficiente alla vita, l’assistenza in caso di malattia o d’involontaria disoccupazione, la pensione per la vecchiaia […]”.
Nell’autunno del 1920, a Fiume, si va componendo una Costituzione senza precedenti nella storia d’Europa: suffragio universale (in Italia bisognerà aspettare il 1948); divorzio (in Italia 1970); parità di salario maschile e femminile; particolare attenzione ai diritti civili e amore libero. I prodromi di questo avanguardismo sono squisitamente storici.
È la svolta: come segretario del neonato governo di Fiume viene scelto Alceste De Ambris, l’esponente più significativo del sindacalismo rivoluzionario, nonché penna di quella che diventerà celebre come Costituzione del Carnaro. Questa nuova repubblica indipendente finisce per diventare un ricettacolo di artisti, intellettuali, socialisti e rivoluzionari: Guglielmo Marconi, per esempio, inizialmente inviato dal governo italiano per parlamentare con il Vate, finisce per apprezzare l’esperienza al punto da diffondere un messaggio radiofonico per il riconoscimento di Fiume. In questo periodo lo stesso Gramsci tenta di contattare D’Annunzio per proporre il tentativo di lanciare una rivoluzione su scala nazionale, ma non riceve mai risposta.
pubblicato sul numero 38 della Falla – ottobre 2018
Perseguitaci