Come hanno osservato criticamente e pacatamente numerose associazioni in una nota condivisa, con l’assenza tra le firmatarie del Cassero e di Arcigay, la legge 1 agosto 2019 n. 15 della Regione Emilia-Romagna, «Legge regionale contro le discriminazioni e le violenze determinate dall’orientamento sessuale o dall’identità di genere», non garantisce, limitandosi a riconoscerli, diritti alle persone transgender, alle quali viene attribuita una tutela debole, frutto di un evidente pregiudizio. Inoltre, l’articolo 12 stabilisce che la Regione «non concede contributi ad associazioni che nello svolgimento delle proprie attività realizzano, organizzano o pubblicizzano la surrogazione di maternità». Nessuna associazione LGBT+ italiana realizza o organizza la Gpa. Ma pubblicizzarla, che significa? A quante interpretazioni si presta questa formulazione? Nella legge sulle unioni civili si è operata una rimozione sulla stepchild adoption senza però formulare divieti e lasciando campo aperto al contenzioso nei tribunali. Con l’articolo 12 si va oltre, stabilendo che sensibilità personali divengano legge trasformandosi, in maniera inaccettabile, in etica pubblica. Ognuna faccia la sua parte: chi legifera, se lo ritiene, accetti compromessi e mediazioni; non è il compito nostro, di chi non ha la titolarità del potere legislativo e vuole rappresentare un punto di vista libertario, laico, solidale. Senza ridurci su posizioni sterili e senza rinunciare a proporre, ma anche senza festeggiare.

Pubblicato sul numero 48 della Falla, ottobre 2019