IL CASO ELEANOR RYKENER, DONNA TRANS NELLA LONDRA DEL TARDO MEDIOEVO
Agli inizi del 1395, un caso singolare si presenta di fronte al sindaco di Londra John Fressh e al suo concilio. Il manoscritto conservato nei registri del comune riporta l’arresto nel dicembre dell’anno precedente di due uomini, accusati di sodomia, «illud vitium detestabile», quel vizio detestabile. Tuttavia lo stesso manoscritto riporta una vicenda difficilmente riducibile a uno dei più o meno comuni casi di sodomia: le autorità che interrogano le persone coinvolte e stilano il documento sembrano riflettere varie perplessità.
Nella vita di Eleanor, l’apprendistato come ricamatrice a Londra presso una certa Elizabeth Brouderer, il lavoro come ricamatrice a Oxford e quello come barista (più precisamente il ruolo della donna che versava da bere dal bancone) alle dipendenze di John Clerk in una cittadina nella stessa provincia, oltre alla professione (che esercita in maniera più o meno indipendente) come sex worker sono, infatti, prove evidenti di come vivesse socialmente in un ruolo percepito allora come prettamente ed esclusivamente femminile. A ciò si accompagnano le reiterazioni nel documento di formule quali «ut cum muliere» (come con una donna) e «modo muliebri» (in modo femminile) quando si trova a parlare dei rapporti sessuali che intratteneva con i clienti e più in generale nel suo presentarsi socialmente.
Le stesse autorità presenti in quel giorno del 1395 percepivano la difficoltà del considerare Eleanor come uomo. Il manoscritto non presenta traccia della condanna: per quanto questo non possa essere segno della sua assoluzione, vale la pena di considerare l’ipotesi proposta da Karras e Boyd per cui la posizione di Eleanor, proprio a causa del suo essere trans, sfuggisse alla legge della Londra del tardo XIV secolo, non riuscendo né a rientrare nella categoria di sodomita (per cui solitamente venivano condannati gli uomini che avevano un ruolo penetrativo, da lei più volte negato), né tuttavia in quello di prostituta, professione che all’epoca era «intimamente legata alla femminilità» (Karras) – cosa che prevedrebbe, per quanto in maniera implicita, un suo riconoscimento legale in quanto donna.
L’interpretazione di questo passaggio appare fondamentale non solo per rivendicare l’esistenza di esperienze trans in un passato storico diverso dal nostro, ma anche per comprendere come queste esperienze interferissero e si intersecassero con la realtà sociale e politica in cui vivevano. In questo senso è non solo legittimo ma necessario pretendere una rilettura dei vari periodi storici prevedendo l’esistenza trans: rilettura che ci preveda come attor*, non solo allo scopo di costruire una storia delle nostre identità ma anche per contribuire alla comprensione del passato stesso in cui nei secoli abbiamo vissuto e operato.
Immagine 2 da findingeleanorrykener.home.blog
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