Pronta a partire la 17ª edizione del festival (23 ottobre – 3 novembre)
Gender Bender è così, ogni anno ti dà l’impressione di essere ancora più denso e più esplosivo dell’anno prima. Più di 120 appuntamenti in programma tra danza, cinema, incontri e workshop, e una ventina di location. Sempre più ricco e più internazionale, Gender Bender quest’anno raggiunge le terre calde del Medio Oriente, dell’America Latina e dell’Africa, tanto che l’assessore alla cultura e alla promozione della città del Comune di Bologna, Matteo Lepore, ha sottolineato come questo sia il festival che fa vedere al mondo Bologna e il suo modo di far cultura e nello stesso tempo porta a Bologna la cultura del mondo. Secondo Giuseppe Seminario, presidente del Comitato provinciale Arcigay Il Cassero, che produce il festival, questo modo di far cultura è rappresentato principalmente dalla fitta rete di collaborazioni locali, nazionali, internazionali che arricchiscono le esperienze del festival che quest’anno vede un netto incremento dei partner, per cui dalla partecipazione di gruppi interni al Cassero come La Gilda, si arriva per esempio a collaborazioni con nazioni come la Svezia, il Belgio e i Paesi Bassi.
Una delle principali novità di quest’anno è la sensibilità particolare verso il dialogo intergenerazionale, rappresentato in prima istanza dall’affiancamento di un giovane e talentuoso co-curatore, Mauro Meneghelli, allo storico direttore artistico del Festival, Daniele Del Pozzo, che proprio per Gender Bender ha vinto l’anno scorso il premio Ubu. Agli adolescenti è rivolto lo spettacolo Stereotypes Game, della coreografa israeliana Yasmeen Godder, così come Passing the Bedchel Test del coreografo belga Jan Martens in cui le voci di tredici giovani parlano dei nuovi femminismi confrontandosi con artiste e scrittrici del passato.
Un’altra importante novità del festival di quest’anno è la radicale svolta ecologista, per cui oltre all’attenzione nel ridurre l’impatto ambientale utilizzando carta riciclata e contrastando l’uso della plastica tramite la distribuzione di borracce (grazie alla collaborazione con Coop Alleanza 3.0), Gender Bender destinerà una parte considerevole dell’incasso a Foreste in Piedi di Life Gate per la tutela della foresta amazzonica in Brasile. Oltre che alle tematiche ecologiste il festival presta particolare attenzione ai temi intersezionali e all’inclusione.
Offre molti stimoli la sezione degli incontri, Radicali libere, che attraversa tutta la durata del festival e che, come ha spiegato Daniele Del Pozzo, presenta alcune figure che hanno creato una svolta nella cultura, nell’arte e nella letteratura mondiale, come lo scrittore cileno Pedro Lemebel, l’artista visiva Claude Cahun, o la triade di poeti Lord Byron, Oscar Wilde e Wystan H.Auden, presentataci nel nuovo libro di Franco Buffoni Due pub, tre poeti e un desiderio. Sempre di Radicali Libere fa parte il dialogo con la fumettista Fumettibrutti che presenta il suo nuovo graphic novel autobiografico P. La mia adolescenza trans. Questa sezione era già stata inaugurata dall’evento del 7 ottobre che ha battezzato l’edizione del festival di quest’anno: la presentazione del libro Chiedimi scusa della scrittrice e drammaturga americana Eve Ensler (I monologhi della vagina), un libro che affronta il tema delicatissimo dei padri violenti e degli abusi sessuali sulle bambine. Ed è proprio con una lettera a un padre che Gender Bender si conclude, con lo spettacolo Savušum del coreografo iraniano Sorour Darabi in cui il concetto di mascolinità viene smontato e ridiscusso poeticamente sovvertendo gli schemi tradizionali dell’interazione padre/figlio.
Questo e tantissimo altro ci promette la 17ª edizione di Gender Bender, preannunciata come un radical choc: uno choc anafilattico per chi è allergico alla libertà dei corpi che celebrano il proprio diritto all’esistenza e alla bellezza, uno choc termico per tutte e tutti coloro a cui l’esplosione incontrollabile dell’arte fa ribollire il sangue nelle vene e riaccendere le passioni più vitali.
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