Oltre ogni stereotipo di genere

In questo progetto belga, coordinato dal regista e scenografo Jan Martens, adolescenti dai 13 ai 19 anni citano testi femministi che testimoniano la disparità tra l’esperienza femminile e la sua considerazione all’interno della società. Il titolo, Passing the Bechdel Test, chiama in causa il test elaborato dalla fumettista Alison Bechdel, che negli anni ‘80, dalle pagine della sua striscia Dykes to watch out for,  propose un metodo per misurare la presenza femminile nelle opere cinematografiche e in altri media.

Lo spettacolo fa emergere l’incapacità della donna di rientrare nei modelli prestabiliti, di una carenza nella rappresentazione delle sue potenzialità, di una visione monca della condizione umana e dell’omissione di certe verità sulla vita. 

In un luogo fuori dal tempo e dallo spazio, si intrecciano le parole di tredici cuori pulsanti che rivendicano la forza del loro colore oltre le delle barriere, le definizioni e i pregiudizi imposti dalla società. La loro energia motrice è l’amore, che vorrebbero vivere in libertà.

Pezzi di vita, desideri, paure, tradiscono un’intima e sconcertante sincerità e pretendono il diritto di essere ascoltate, liberate e valorizzate.

Facendosi portavoce delle donne passate, presenti e future, in quanto universali e atemporali, mescolando ironia e sofferenza, le performer scandagliano il paradosso del linguaggio, che non è più un mezzo per esprimere se stesse, ma un sistema coercitivo che impone i prerequisiti e gli attributi dell’Essere, ai quali è impossibile corrispondere senza negare elementi fondanti della propria personalità.

Parola dopo parola, vengono denunciati conflitti che riguardano tutti e tutte: centro e periferia del mondo, bianchi e neri, uomini e donne, il sistema violento e autolesionista del patriarcato e di tutte le imposizioni che le distinzioni di genere implicano. 

Ci ricordano che noi non apparteniamo a nessuno, al limite a noi stesse, ma soltanto se impariamo ad amarci, perché il nostro obiettivo non è appartenere, ma amare ed essere amate, perché il vero tema non è l’orientamento sessuale né il genere, ma l’affettività, in tutte le forme e declinazioni che la specie umana sa esprimere. 

E con l’affettività, la democrazia, non come semplice accoglienza di chi è differente, ma come consapevolezza che la diversità è il tratto costitutivo di ognuna di noi, perché l’umanità non si divide in generi, ma in individui.

-trailer dello spettacolo

-programma del giorno (sabato 2 novembre)