Il proprio corpo come ambito di sperimentazione e riflessione socio-politica è la considerazione filosofica preliminare di Testo tossico. Sesso, droghe e biopolitiche nell’era farmacopornografica (Fandango, 2015). L’autore, Paul B. Preciado, filosofo queer spagnolo, è noto inoltre per Manifesto controsessuale (2002), Terrore anale (2009), Pornotopia (2011), in cui vengono sollevate molte delle questioni presenti in Testo tossico. Quest’ultimo, definito come «saggio corporeo», dalla prima edizione spagnola del 2008 arriva tradotto in italiano da Elena Rafanelli solo nel 2015, arricchitosi delle modifiche all’edizione francese e a quella americana, e presentando la firma di Paul che, come sottolinea l’autore nella prefazione alla versione italiana, «assorbe e assume tutto ciò che un giorno è stata BP».

Fulcro di Testo tossico, attorno al quale si articola la riflessione di Preciado, è «l’intossicazione volontaria» a base di testosterone sintetico, processo che vede il protagonista e autore agire come gender hacker, un pirata del genere. Nel momento della sperimentazione, BP si autosomministra giornalmente Testogel, manifestando la volontà di smantellare la produzione e la regolamentazione del genere che la società ha prodotto lungo i secoli. Come viene ribadito più volte, il testosterone non ha niente a che vedere con la mascolinità, la quale non è che uno degli eventuali prodotti politici (e non biologici) della somministrazione di questo ormone. Scopo di Preciado, nel momento in cui scrive Testo Tossico, è quello di decostruire e criticare i processi medico-giuridici, i quali prevedono che abbandoni l’identità di Beatriz, nel momento in cui inizia ad assumere testosterone. L’autore assume l’identità, anche giuridica, di Paul in un secondo momento della sua vita.

L’assunzione anarchica di Testogel è il fondamento materiale da cui Preciado delinea un’analisi storica e politica della società capitalistica contemporanea. Coniando la definizione di era farmacopornografica, il filosofo prende come riferimento i processi di governo della soggettività sessuale nelle loro modalità biomolecolari (farmaco-) e semiotico tecniche (-porno), analizzando come in vari momenti della storia e della ricerca questo tipo di controllo si sia evoluto fino alla società attuale.

L’analisi che viene proposta della società contemporanea non è certo priva di audacia, ma è assolutamente lucida. Se il pensiero di Preciado deve molto agli studi precedenti, dal biopotere di Foucault, al genere come costruzione socio-culturale di De Lauretis, fino a elementi di analisi marxiana, fa un passo avanti rispetto ai predecessori, concentrandosi sull’evoluzione e sull’influenza che il regime farmacopornografico esercita su ognuno di noi. Il merito di Preciado, che deve molto anche allo stesso carattere personale dell’autosperimentazione, del filosofo che materializza la riflessione teorica sul proprio corpo, è quello di portare il lettore se non a una resistenza al regime farmacopornografico, a un’autoanalisi, nel momento in cui prende la pillola anticoncezionale, il Viagra, o il Prozac, o quando usufruisce di un contenuto pornografico. Come si propone l’autore, anche noi siamo coinvolti e tentati «dalla stessa deriva chimica».

Testo Tossico rimane un’opera rilevante e fondamentale all’interno dei dibattiti sempre accesi di teoria queer, originale, anche per il forte grado e presenza di esperienze personali dell’autore, se non addirittura rivoluzionario.

Immagine in evidenza di Ren Cerantonio