123 accessi, 371 colloqui con l’assistente sociale, 220 ore di consulenza con le psicologhe, 70 incontri di orientamento con le avvocate e oltre 200 persone coinvolte nelle formazioni del personale dei servizi socio-sanitari. Sono questi alcuni dei numeri del primo anno di Spazio LGBTI+ Cassero, il servizio di segretariato sociale nato a luglio 2022 dopo la vittoria, nell’anno precedente, del bando promosso dall’Unar (Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali): uno sportello di «ascolto, supporto, orientamento» che nasce dal lavoro sinergico di numerosi partner strategici, guidati dal Cassero LGBTI+ Center e dalla cooperativa sociale Piazza Grande. Il risultato è un progetto che mette insieme il lavoro di un’assistente sociale professionista, iscritta all’albo della Regione, uno sportello di aiuto psicologico, uno sportello di supporto giuridico, il Telefono Amico del Cassero e una rete di altre realtà cittadine attive sul tema della lotta alle discriminazioni.
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Nel primo anno di attività, Spazio LGBTI+ Cassero ha dimostrato di aver risposto in maniera efficace al bisogno sentito e stringente delle persone LGBTQ+ – e non solo – che subiscono discriminazioni e violenza di qualsiasi entità, offrendo supporto e strumenti formativi anche alle loro famiglie e alla comunità educante con la quale si rapportano. L’accesso è garantito a tuttə – anche a persone migranti, senza fissa dimora, adolescenti… – che abbiano subito «discriminazione o violenza fondata sull’orientamento sessuale e/o all’identità di genere» o che, in virtù di esse si trovino in «condizioni di vulnerabilità»; condizioni, che colpiscono anche le persone al di fuori della nostra comunità.
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Durante la conferenza stampa di presentazione del bilancio del primo anno del progetto, svoltasi negli ambienti del Comune di Bologna, sono emersi tanto i dati delle soggettività che hanno richiesto supporto e assistenza, quanto la reale necessità che una pluralità di servizi del genere possa continuare a essere offerta alla comunità LGBTQ+.
La violenza, tanto verbale quanto fisica, che pervade la nostra società genera e contribuisce a stimolare la nascita di tanti altri episodi di violenza e discriminazione. Ammettere ciò significa anche prendere coscienza di dati e fatti reali: i report statistici sugli accessi a Spazio LGBTI+ Cassero parlano chiaro. Con riguardo ai luoghi in cui le persone hanno subito discriminazioni e violenze, 36 ne hanno sofferto in un luogo pubblico, 14 in ambito scolastico, 24 in ambito domestico, 13 nell’ambiente di lavoro, 6 nel proprio paese di origine, e 24 in più di uno di questi contesti. Relativamente al genere: 62 sono uomini cis, 28 donne cis, 16 donne trans, 9 uomini trans e 7 persone non binarie, mentre per l’orientamento sessuale 51 sono gay, 22 lesbiche, 22 etero, 5 pansessuali, 4 bisessuali, 10 di altro orientamento.
Le tipologie di aggressione e violenza denunciate sono diverse. Tra le più frequenti figurano derisioni, calunnie, minacce e insulti della persona via web (+30%), violenza fisica (+20%), outing (18%) e limitazioni della libertà (20%). Il dato più alto è invece riservato alle persone che hanno subito più tipologie di violenza (+38%). Tra i soggetti che hanno perpetuato violenza verso coloro che avevano chiesto supporto a Spazio LGBTI+ Cassero oltre il 30% sono conoscenti, più del 20% genitori e sconosciutə, circa il 25% lə compagnə, mentre quasi il 40% delle persone ha subito violenza da più soggetti.
In relazione all’attività lavorativa e di studio, più del 51% delle persone risulta occupato, mentre studenti e tirocinanti sono più del 23% e lǝ disoccupatǝ in cerca d’impiego il 17,4%.
In rapporto al livello d’istruzione, quasi il 40% è diplomato, mentre più del 30% possiede un titolo di laurea triennale o specialistica.
Tali dati si compenetrano con quelli, raccolti su più larga scala, tra luglio e ottobre 2022 dalla Regione Emilia-Romagna tramite un questionario rivolto alle persone LGBTQ+ abitanti nella regione. I risultati, a fronte di oltre mille risposte, sono stati pubblicati in un report, Ricerca sulle discriminazioni e sulle violenze determinate dall’orientamento sessuale e dall’identità di genere in Emilia-Romagna, e dimostrano quanto la violenza pervasiva e strutturale verso la comunità LGBTQ+ sia il risultato di dinamiche sociali fondate su logiche patriarcali ed eteronormate. Dal report emerge come in Emilia-Romagna una persona su cinque abbia subito aggressioni fisiche, una su due minacce o insulti – sia online che offline – e tre su quattro siano state calunniate e derise più di una volta.
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Confrontando, poi, i dati raccolti dal segretariato sociale casserino con quelli di altri centri di discriminazione attivi in Emilia-Romagna e nel resto d’Italia, bisogna allora comprendere quanto, a fronte di una domanda enorme, questo servizio sia necessario, essenziale e fondante per un welfare strategico che parte dal basso. Inoltre, non va sottovalutato il fenomeno dell’under reporting, per il quale spesso le persone sono restie a denunciare le discriminazioni e le violenze subite, in parte spesso c’è una interiorizzata difficoltà nel sentirsi tutelatə quando ci si rivolge al servizio pubblico e alle forze dell’ordine, che sono i primi contesti nei quali le discriminazioni e le violenze prolificano e si diffondono con maggiore facilità. Ciò dipende da una narrazione ciseteropatriarcale dello Stato, con una pressoché totale mancanza di formazione specifica per la tutela delle minoranze e delle soggettività LGBTQ+.Combattere le discriminazioni è possibile, ed è necessario. Oltre a garantire la prosecuzione e il rafforzamento del lavoro dei centri antidiscriminazione come Spazio LGBTI+ Cassero, per poterlo fare è necessario agire e investire proprio sulla dimensione formativa. Solo fornendo gli strumenti adeguati a chi opera tanto nel pubblico quanto nel privato per accogliere e tutelare le persone marginalizzate e discriminate si può operare un deciso cambiamento di rotta nella lotta alle discriminazioni.
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