di Valentina Pinza 

Classe 1999, iscritto al corso di Fumetto e Illustrazione dell’Accademia di Belle Arti di Bologna, Ren Cerantonio fa parte del collettivo La raccolta dell’umido, la cui prima autoproduzione presenta un suo lavoro a fumetti. È autore per il blog della Falla dell’illustrazione per la rubrica Una darkroom tutta per sé.

Il tema del poster di questo mese è l’accesso al voto per le persone trans, non-binarie, gender non-conforming. Come hai costruito la tua immagine e cosa ti premeva dire?

Ho lavorato sul dinamismo del gruppo, interpretando lo stato d’animo che accompagna le persone trans nel momento in cui decidono di esercitare il proprio diritto di voto. In un ambiente, il seggio, in cui sono presenti le due file ben scandite di maschi e femmine, vediamo, in un gioco surreale di prospettive, un gruppo di persone non conformi sostenersi a vicenda per raggiungere l’urna. I corpi sono diversi, alcuni vestiti, alcuni nudi, alcuni in disparte: volevo evitare la colpevolizzazione di chi non se la sente o è assente, ma è altrettanto importante per me porre l’attenzione sulla forza collettiva che possiamo avere. Un individuo da solo difficilmente cambierà la situazione, è una comunità consapevole che ha il potere di farlo.

Come hai formato il tuo immaginario artistico e in che modo lavori?

Mi muovo più per obbiettivi narrativi che all’interno di un immaginario. Mi interessa rappresentare e dare valore a prospettive diverse, come dice benissimo Hannah Gadsby nel suo monologo Nanette. La mia, innanzitutto, perchè la consapevolezza politica e l’attivismo vivono in un rapporto di interdipendenza con la narrazione e lo stile, non sono separabili. Nel poster ho usato personaggi miei con una storia e un’identità, una caratterizzazione precisa, perché volevo fossero reali, autentici, con un legame tra loro. Sarebbe difficile per me disegnare su testi di altri. Per quanto riguarda la tecnica, di solito uso molti colori e la tavoletta grafica, perciò questo lavoro è stato anche una sfida: mi sono concentrato sui volumi, sulle ombre, ho disegnato a mano, ho dovuto gestire il limite del pantone e questo ha fatto uscire qualcosa di diverso.

Qual è la situazione del fumetto italiano rispetto ai temi a noi cari?

Migliore di come la immaginiamo. C’è un gran lavoro fatto da progetti autoprodotti di cui iniziano a vedersi i frutti, perché autori e autrici che si sono costruiti un seguito grazie ai social, hanno stimolato l’interesse di case editrici che ora investono su di loro. Guardiamo all’esempio di Bao Publishing: si è chiaramente posizionata, anche con dichiarazioni importanti quando è stata attaccata, pubblicando storie che coprono un’ampia rappresentazione. Si è schierata politicamente.

A proposito di politica: se fossi un personaggio dei fumetti, saresti…?

Alibaba, dal fumetto giapponese Magi the Labyrinth of Magic. È pieno di difetti, sbaglia, ma cerca sempre di fare la cosa più giusta e crescere nel processo. Le sue soluzioni non sono le migliori, ma diventano spunto di riflessione per gli altri e spero di arrivare al punto di contribuire in questo senso.

Pubblicato sul numero 48 della Falla, ottobre 2019