Il 12 maggio la Procura di Bologna ha disposto l’arresto di 12 attiviste e attivisti del centro di documentazione anarchico Il Tribolo. A parte uno di loro, accusato di danneggiamento di un ponte ripetitore, opuscoli, volantini, proteste sono gli elementi utilizzati per accusare i dodici di fare parte di una associazione «con finalità di terrorismo e di eversione dello Stato democratico». Dopo un paio di settimane, il Tribunale della Libertà ha deciso che non sussistessero i termini per gli arresti, scarcerandoli.

Secondo la Procura, gli arresti avrebbero avuto una funzione di «strategica valenza preventiva». Accadeva anche durante il fascismo che venissero arrestate preventivamente le persone notoriamente contrarie alla dittatura e altre devianti: omosessuali, lesbiche, trans. 

Arresti preventivi si fanno, e alla grande, in Russia, in Ungheria, in Turchia, in Egitto, in Cina e in tante altre parti del pianetino. L’altro ieri anche in Italia, a Bologna. 

In ballo non c’è unicamente la libertà delle persone arrestate, la quale è comunque questione di non poco valore: in discussione ci sono i diritti, quelli che appartengono a noi tutte e non a una Procura che pretende di stabilire quale mia opinione o modo di comportarmi sia tale da meritare oppure no la galera preventiva.

L’eccezionalità, tra eccessi e pasticci, ha giustificato la limitazione delle libertà nei mesi del Covid modificando percezioni e socialità. Evitiamo che diventi norma.

Pubblicato sul numero 56 della Falla, giugno 2020

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