di Vincenzo Branà
Dove troveremo l’acqua per spegnere le fiamme? In questo spaventoso propagarsi di focolai neofascisti, che si materializzano in taniche di benzina scagliate contro una coppia gay (è successo a Verona poche settimane fa), in spranghe e tirapugni contro un corteo anti-Salvini (come è successo a Bari qualche giorno fa), in decreti legge che celebrano i padri padroni perfino oltre i secoli di patriarcato che abbiamo alle spalle, ci spetta, con urgenza, il ruolo dei pompieri.
Ciascun* di noi ha la responsabilità di fermare la deriva, di munirsi di un secchio, riempirlo, sedare le fiamme. Si torna quindi alla domanda di partenza: dove trovare l’acqua? A quale fonte attingere per preservare l’antifascismo della nostra Costituzione? L’orizzonte, in questo senso, è pieno di opportunità. E vanno colte tutte: nelle scuole, nelle università, nei luoghi di lavoro, nelle famiglie, nei mondi che attraversiamo. Il nostro antifascismo deve essere pratica ostinata, quotidiana, martellante. Deve essere il presupposto, la nota di fondo, il primo obiettivo e quello finale. Con impegno, senza facilonerie: perché i fascismi vivono della nostra pigrizia, del nostro sguardo perso altrove, di quel po’ di fascismo che – inconsapevoli – abbiamo fatto nostro.
pubblicato sul numero 38 della Falla – ottobre 2018
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