di Vincenzo Branà
Ha del magico la tempestività con cui La Falla, il nuovo periodico del Cassero, emette il suo primo vagito: sono da poco trascorse per noi giornate fiere di mobilitazione, con le proteste contro il Governo e la celebrazione del TDoR, e solo da qualche ora, mentre andiamo in stampa, si sono chiuse le urne delle elezioni regionali, le più disertate che le nostre memorie – alcune fresche, altre più ingiallite – ricordino a Bologna.
Nel racconto glassato di questo paese immobile potrebbe essersi aperta, insomma, proprio una falla, un’incrinatura che ha messo in fase il dissenso della piazza – quello di gay, lesbiche, trans ma anche dei lavoratori, dei migranti, dei senzatetto, dei disoccupati – con il più radicale degli atti di protesta: la rinuncia al voto. Di questo “sciopero dell’urna” hanno parlato e parleranno in tanti, a noi invece interessa soffermarci sullo squarcio, la falla appunto, il momento esatto in cui il discorso pubblico si incrina, arresta la sua enfasi e inizia a balbettare.
Su quest’incertezza sentiamo di arrivare, entriamo in campo per tentare subito un contropiede e approfittare di un inatteso silenzio: in quest’unica – ma fittissima – pagina ci sono le nostre storie, il nostro presente e alcuni modi in cui guardiamo al futuro. C’è un po’ del nostro punto di vista, i nostri scambi di esperienze, le nostre polarità messe a nudo. Ci sono le cose che succederanno al Cassero nelle prossime settimane, scandite nella forma antica e infallibile del calendario, ma anche gli spazi in cui tener vivo il senso della comunità e i pensieri che la animano.
E al centro c’è anche un regalo, molto più che un feticcio, un’opera d’arte: è il poster di Flavia Biondi, una brava amica e illustratrice, la prima artista che abbiamo convinto a disegnare per noi. Ci sono un sacco di cose insomma, stipate e organizzate per essere contenute in un taschino: La Falla oggi inizia da qui.
Pubblicato sul numero 0 de La Falla – dicembre 2014
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