di Antonia Cassoli
Difficile approcciarsi alla gerontofilia senza un certo disagio quando tutti i dizionari, linguistici e medici, inseriscono nella definizione termini come “morbosità”, “eccessivo”, “perversione”. Volendo poi epurare queste definizioni dai loro aggettivi denigratori, rimangono due possibilità: “amore per l’anziano”, etimologica e indulgente, oppure “attrazione sessuale verso le persone anziane”, schietta ed esplicita.
In ambito medico-psicologico, così come in quello giuridico, la gerontofilia non è inserita tra le perversioni, almeno fin quando non si realizzi come parafilia, ovvero quando le pulsioni erotiche implichino il coinvolgimento di persone non consenzienti. Se dunque l’anziano viene fatto oggetto di desideri e pratiche sessuali senza il suo consenso, approfittando quindi del potere insito per natura in una persona giovane, forte e lucida di mente, l’atto è da considerarsi morboso, malato, nonché penalmente perseguibile. E fin qui tutti d’accordo.
Il tabù dell’età (è proprio il caso di chiamarlo così, soprattutto se pensiamo al tabù come a qualcosa di cui non si parla) rimane vivo e poco disquisito, e io ho il sospetto che non sia perché riteniamo incomprensibile che una persona giovane possa trovare piacere in un corpo anziano, ma piuttosto perché non siamo disposti ad accettare che gli anziani siano ancora alla ricerca e alla realizzazione del piacere sessuale.
Abbiamo chiesto a Bruce LaBruce, autore del film Gerontophilia, di parlarci del suo lavoro.
pubblicato sul numero 0 della Falla – dicembre 2014
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