di Andrea Ragno

Nel mese di ottobre, il Dipartimento di Sanità americano ha espresso la volontà di modificare il Titolo IX, rettificando la definizione legale di sesso.

L’esigenza è quella di definire hic et nunc – attraverso non solo l’evidenza empirica dei genitali, ma anche tramite l’utilizzo di test genetici – il sesso di una persona e di conseguenza il genere a esso connesso “su una base biologica chiara, fondata sulla scienza e oggettiva”. Quello che sta succedendo in America sotto la presidenza Trump è un processo, studiato a tavolino, di strumentale mistificazione della realtà per scopi politici, e a rimetterci sono – come sempre – le minoranze (1,4 milioni di cittadini e cittadine trans). Il Titolo IX, in vigore dal 23 giugno 1972, fu firmato dal Presidente Nixon e rivolto alla promozione di programmi scolastici sportivi includenti le donne. Fu Obama a intuire la potenzialità di questa legge, rendendola utile anche per la tutela dei diritti delle persone trans. Risale al 2017 l’eliminazione della direttiva dell’amministrazione Obama applicata nelle scuole pubbliche del paese, che prevedeva di tutelare la libertà di utilizzo del bagno, in conformità al genere d’elezione. Poi è stato il turno delle forze armate: a marzo, Trump ha introdotto una misura che nega il diritto di prestare servizio militare alle persone transgender, aggiungendo che solo rispettando il genere connesso al proprio sesso biologico avrebbero potuto continuare la carriera nelle forze armate. Come riportato dal New York Times, Ms. Lhamon, del Dipartimento di Educazione di Obama, ha affermato in riferimento ai fatti: “Semplicemente, si nega l’umanità delle persone”. Le persone trans sembrerebbero espulse dall’umanità, forzatamente ridotte all’estraniazione e quindi all’impossibilità di percepirsi all’interno di un contesto sociale comune, costrette a vivere forse la più terribile delle esperienze umane: la sensazione di non appartenere al mondo. Di essere altro-dal-mondo, e non altro-del-mondo.

Assistiamo a una violenza istituzionalizzata che costringe milioni di persone a perdere il proprio Io, un deliberato e legale omicidio delle identità, che nega agli individui la possibilità di riconoscersi, rendendo impossibile essere se stessi perfino nella propria solitudine. Perché Io e mondo, pensiero e prassi, sono inevitabilmente legati e se scompare uno, scompare anche l’altro. Il riferimento alla determinazione del genere “fondato sulla biologia e oggettivo”, rende manifesta l’attitudine a un certo modo di impostare la realtà su basi logiche e scientifiche. Questo dogmatismo scientifico è utilizzato come strumento di consenso, secondo la massima fin troppo conosciuta del “se lo dice la scienza, allora è vero!”.  Il binarismo maschio/femmina diventa un binarismo logico, il deterrente politico per fondare una logica dell’esclusione: la logica trumpiana. Non importa se sei trans o straniero, l’importante è ridurre la tua diversità a silenzio, distruggendola e lasciando al suo posto un contenitore di pelle vuoto. Questo raccapricciante racconto non è che l’esito storico del processo di atomizzazione della società che va avanti dagli inizi del XX secolo. Gli americani, come atomi dispersi nell’etere, hanno la necessità di uscire dalla loro chiusura monadica e in questo sforzo tensivo la via più facile è riconoscersi in qualcuno. Qualcuno che sta lì e ti tende la mano, ma solo se sei un maschio cis-gender bianco, americano, eterosessuale e ricco.

pubblicato sul numero 41 della Falla, gennaio 2019