(Venezuela/ Colombia, 2018, 97′) V.O. SOTT
«Io sono ciò che voglio essere»
Il corpo intersex è al centro di Yo, imposible, proiettato in prima nazionale per Gender Bender al Lumière il 27 ottobre, ma per scoprirlo dobbiamo attendere la fine del film. Ariel (Lucia Bedoya) è dipinta dalla regista (Patricia Ortega) come «la tipica brava ragazza»: migliore impiegata del mese, figlia amorevole nei confronti della madre malata (María Elena Duque) e in grado di coniugare il lavoro e la relazione con il suo fidanzato. Dopo il primo rapporto sessuale tra i due, Ariel inizia ad accusare un dolore persistente al ventre e a perdere molto sangue. Dietro consiglio della madre, si fa visitare dalla dottoressa che la segue sin dalla nascita, che le diagnostica una forma di stenosi e le prescrive un divaricatore da inserire ogni giorno in vagina. Il dolore spacca Ariel a metà, apre una crepa attraverso la quale iniziamo a scorgere il vero volto della vita della protagonista: non c’è alcun sentimento a legarla al suo ragazzo, che Ariel continua a vedere solo per «essere la donna completa» che vorrebbe la madre e le colleghe sono invidiose e pronte a escludere lei e la nuova arrivata, con la quale la protagonista inizia una relazione.
Al corpo di Ariel, sempre più stretto all’interno dei panni da tipica brava ragazza, si alternano sullo schermo di una videocamera i volti di altri corpi fuori dai canoni, ridisegnati dalla chirurgia sui modelli del maschile e femminile. «La cosa che mi fa sentire peggio è la menzogna» dice Ariel, infine ripresa insieme agli altri «è una scelta che avrei voluto fare io».
Scritto in seguito all’incontro di più gruppi di persone intersex, Yo imposible porta alla luce una soggettività costretta spesso ad essere invisibile, intrecciando a questa i limiti imposti dalla visione patriarcale e machista che sorveglia Ariel e le sue colleghe. Selezionata come Best International Feature Film al 92nd Academy Awards, la pellicola tarda ancora ad arrivare nei cinema venezuelani a causa della profonda crisi elettrica del paese e delle proteste.
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