NON UNA DI MENO E LA NUOVA LOTTA FEMMINISTA TRANSNAZIONALE

di Marta Panighel – Favolosa Coalizione

“Le streghe son tornate”: così Repubblica Bologna titolava il racconto dell’Assemblea Nazionale  Non Una Di Meno. “Le streghe non se ne sono mai andate”, hanno risposto dai #social# molte delle femministe che avevano partecipato all’assemblea del 4 e 5 febbraio. Ma la restituzione mediatica è indicativa del clima di questi mesi: un nuovo femminismo sta nascendo, o – piuttosto – rinascendo. Ispirandosi al movimento argentino Ni Una Menos, Non Una Di Meno è parte di un rinnovato fermento femminista a livello globale: in pochi mesi abbiamo assistito alle proteste delle attiviste irlandesi e alla Czarny Protest polacca per il diritto all’aborto; allo sciopero per il gender pay gap in Islanda; alla Women’s March statunitense. Oltre al numero enorme di persone che hanno mobilitato, questi movimenti si configurano tutti come percorsi di solidarietà e connessione transnazionale.

A Bologna le assemblee per costruire il percorso Non Una Di Meno sono iniziate a settembre, susseguendosi e moltiplicandosi. Partecipatissima quella dell’8 febbraio, a pochi giorni dalla conclusione dell’assemblea nazionale che proprio a Bologna ha stilato gli 8 punti per l’8 marzo: otto motivi per aderire allo sciopero globale indetto dalle argentine, otto rivendicazioni per un Piano Nazionale Femminista contro la violenza maschile sulle donne e, come rivendicano le numerose soggettività transfemministe, contro la violenza di/del genere:

  1. La risposta alla violenza è l’autonomia delle donne. Scioperiamo contro la trasformazione dei centri antiviolenza in servizi assistenziali e per la modifica delle dinamiche di violenza strutturali.
  2. Senza effettività dei diritti non c’è giustizia né libertà per le donne. Vogliamo la piena applicazione della Convenzione di Istanbul, un rapido accesso alla giustizia e misure di protezione immediata per tutte.
  3. Sui nostri corpi, sulla nostra salute e sul nostro piacere decidiamo noi. Vogliamo l’aborto libero, sicuro e gratuito, l’abolizione dell’obiezione di coscienza, perché ognuna sia libera di autodeterminarsi.
  4. Se le nostre vite non valgono, scioperiamo! Rivendichiamo un reddito di autodeterminazione, per uscire da relazioni violente e resistere al ricatto della precarietà.
  5. Vogliamo essere libere di muoverci e di restare. Contro la violenza delle frontiere, dei CIE, del razzismo istituzionale, esigiamo permesso di soggiorno, asilo, cittadinanza per tutte.
  6. Vogliamo distruggere la cultura della violenza attraverso la formazione. Vogliamo l’educazione alle differenze nella scuola pubblica, per prevenire e contrastare la violenza maschile e di genere.
  7. Vogliamo fare spazio ai femminismi. Scioperiamo per costruire spazi politici e fisici transfemministi e antisessisti, perché il femminismo diventi una lettura complessiva dell’esistente.
  8. Rifiutiamo i linguaggi sessisti e misogini. Scioperiamo contro l’immaginario mediatico misogino, sessista e razzista, rovesciamo la rappresentazione delle donne che subiscono violenza come vittime passive.

#LottoMarzo a Bologna

A partire dagli 8 punti, le attiviste bolognesi stanno organizzando l’8 marzo in città. L‘obbiettivo comune è di ripoliticizzare una data da tempo ricondotta al solo valore commerciale. Come? Interrompendo il lavoro produttivo e riproduttivo, in una forma creativa di sciopero che non coinvolga solo l’astensione dal lavoro salariato, ma che interrompa per un giorno anche le attività di cura, quel lavoro socialmente assegnato alle donne e non pagato sul quale si basa il sistema di oppressione patriarcale e capitalista. La volontà dei vari gruppi
Non Una Di Meno costituitisi a livello locale è di spalmare sulle 24 ore diversi tipi di mobilitazione, per riuscire a intercettare più donne possibile (anche quelle che non possono scioperare o che non possono scendere in piazza).

A Bologna, la giornata sarà scandita in tre momenti, con interventi nelle scuole la mattina, picchetti in piazza il pomeriggio, e alle 18 un concentramento in centro, da cui partirà la manifestazione notturna per «riprenderci la notte» perché «le strade libere le fanno le donne che le attraversano». Riprendendo la campagna grafica del movimento, i colori distintivi della giornata saranno il nero e il fucsia e si continueranno a usare le matrioske come simbolo di riconoscimento. Ma le strategie di lotta passano anche attraverso il web e per questo, oltre all’hashtag #nonunadimeno, sono stati lanciati #LottoMarzo (che il 14 febbraio è diventato trending topic su Twitter) e #siamomarea.

Proprio con un invito a inondare le strade e le piazze di tutta Italia si è conclusa l’assemblea del 4 e 5 febbraio: “dobbiamo puntare a bloccare questo paese nella sua interezza. È vero che il 26 e il 27 novembre siamo state una marea ma ora dobbiamo avere l’ambizione di essere oceano e nessuno scoglio potrà fermarci”.

Se le nostre vite non valgono, noi scioperiamo.

pubblicato sul numero 23 della Falla – marzo 2017

foto: Non Una di Meno / Non Una di Meno Bologna 

foto in evidenza: Women in Culture