A Palazzo Belloni fino al 7 Maggio uno sguardo inconsueto sull’opera di Dalì, che per l’occasione danza, barrisce, sospira…
di Roberto Pisano e Irene Moretti
foto di Irene Moretti
Per l’occasione siamo andati a vedere se è stata resa giustizia all’artista catalano, e ci siamo fatti coinvolgere nel percorso multimediale che si snoda tra le sontuose sale affrescate della ex Casa Cantelli, un tempo dimora di una ricca famiglia bolognese. Un paio d’ore per vedere le oltre 200 opere esposte che dialogano con proiezioni, racconti in viva voce di Dalì, animali imbizzarriti e animazioni 3D.
Ascoltare le fiabe di Lafontaine osservandone il racconto per illustrazioni, soffiare per generare il suono di un vento potente che introduce a una sala con le opere più angosciate. Passeggiare per i corridoi equivale a una passeggiata per i labirinti della mente di Dalì, fino alla stanza totalmente immersiva dedicata a Spellbound, film di Hitchcock del 1945, che mette in scena la sequenza del sogno in modo analogo a quanto Salvador Dalí faceva nelle sue opere.
Il surrealismo è a 360° e ha coinvolto nei mesi anche istituzioni e luoghi della città, nel tentativo di alterare il confine dentro-fuori. E’ anche disponibile un’app di realtà aumentata per gettare lo sguardo sulla città con gli occhi di Dalì, intercettando gli oggetti del suo mondo distribuiti per le strade (l’orologio di Palazzo d’Accursio diventa una delle soffici cipolle de La persistenza della memoria), anche in quelle periferiche.
La Falla non si è sottratta e ha interagito con queste opere, così come i vostri cronisti surrealisti e baffuti per l’occasione.
Perseguitaci